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IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI (Argentina, 2009) di Juan Josè Campanella
Creato il 13 giugno 2010 da KelvinA volte è meglio fare come gli struzzi e mettere il capo sotto la sabbia, piuttosto che ricordare. Perchè spesso i ricordi sono rimpianti, e possono generare ossessioni. Ma si può cancellare la memoria? Si può far finta di niente, dimenticare il passato, in un paese che non sembra avere alcun futuro davanti? E' quello che si chiede Joaquim Esposito, oscuro magistrato in pensione che, dilaniato dal ricordo, decide di scrivere un romanzo su un brutto caso di omicidio accaduto un quarto di secolo prima, nella Buenos Aires del 1974... Attenzione alle date, perchè sono fondamentali: il 1974 è l'anno in cui muore Juan Domingo Peròn, che lascerà un paese in preda al caos e prossimo al colpo di stato militare, avvenuto due anni dopo. Il film di Juan Josè Campanella (che nome magnifico, sembra quello di un personaggio di Garcia Marquez!) comincia da qui, in un ufficio disordinato, vetusto, dove la sacralità della Legge viene sopraffatta da montagne di scartoffie e assurdi rituali burocratici... è solo il primo dei tanti simbolismi di cui è piena questa grandissima e avvincente pellicola, capace di aggiudicarsi a sorpresa l'Oscar come miglior film straniero sconfiggendo il ben più quotato Il nastro bianco di Haneke. Un film dalla doppia lettura: una, scontata ma validissima, è quella di un ottimo film di genere, un thriller serrato e appassionante dai mille colpi di scena. L'altra, ben più importante, ci ricorda che le dittature, i regimi totalitari, non nascono assolutamente per caso: Campanella sfrutta il pretesto cinefilo del "caso non risolto" per rievocare gli anni oscuri e terribili di "quella" Argentina: una nazione in preda alla paura, che cominciava a rimuovere i ricordi, a falsificare la realtà, a compilare liste di proscrizione, ad assoldare e rimettere in libertà delinquenti incalliti purchè utili per eliminare presunti sovversivi. Nel romanzo di Esposito, insomma, ci sono evidenti i prodromi di una rivoluzione violenta, c'è l'incubazione di un male oscuro che di lì a poco avrebbe portato il paese nel terrore e nella miseria. E, pensiamoci bene, non sono forse queste anche le caratteristiche del film di Haneke? E poi diciamo che i giudici dell'Academy non capiscono niente di cinema... In realtà hanno voluto premiare, forse, un film meno "perfetto" dal punto di vista stilistico, ma ugualmente agghiacciante e brutale, pur se con un filo di speranza in più: e il finale appena appena un po' "posticcio" non disturba più di tanto in una vicenda che pare volerci ricordare che, in ogni caso, l'unico modo per esorcizzare le proprie paure è quello di affrontarle, anche se tardivamente.
Ma Il segreto dei suoi occhi è anche un film sentimentale, sulla difficoltà dei rapporti umani, sulle occasioni perdute, sul tempo che passa, sul passato che non si cancella... e tutto questo non è forse un'altra grande metafora? Quella di un paese dove, passata la grande paura e il dramma di un orrore collettivo, ci si chiede se sia giusto dimenticare, se rimuovere un passato scomodo sia il modo più sbrigativo per affrontare un presente difficile. Nel film di Campanella la risposta è chiara. E anche per questo sarebbe un delitto non vedere questo film, malgrado il caldo e i mondiali di calcio (vero oppio dei popoli). VOTO: * * * *
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