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Visto in Dvx.
Per la storia rimando qui.Tratto da un'opera di Buzzati è un po’ un riassunto delle sue tematiche, il rapporto con la natura; una sorta di realismo magico sconosciuto, ma rapidamente accettato; il senso del trascorrere del tempo e l’attesa ed il rapporto con un mondo che non c’è più o che sta finendo; i sentimenti negati, assenti o nascosti fino alla fine.Di fatto in parte è proprio la poetica di Olmi, il rapporto di rispetto sacrale (anzi proprio spirituale) nei confronti della natura è totalmente in linea, l’ambientazione in un’epoca passata che è però un punto di svolta è nelle corde del regista e anche tutto il discorso sui sentimenti presenti, ma mai mostrati è in parte suo. E allora eccolo Olmi che indugia tantissimo sui dettagli, mostra con dovizia di inquadrature anche affascinanti i boschi; ecco che il momento in cui l’albero viene abbattuto diventa una sorta di “Il cielo sopra Berlino” dentro ad una foresta (la stessa estetica, gli stessi silenzi pieni di significato, la stessa tragica sacralità). Si insomma, Olmi ci sguazza, si prende i suoi tempi ed il film ripete in maniera quasi pedissequa il racconto originale (rende solo più confuso il rapporto fra il protagonista ed il nipotino) prendendosi i suoi tempi, lento, ma costantemente diretto verso il suo obbiettivo.
La presenza scenica di Villaggioè assolutamente all'altezza, ma la voce riecheggi troppo Fantozzi; ma il vero tallone d’Achille è il giovane attore che fa il nipote… decisamente imbarazzante.In ogni caso il classico film che ci si può aspettare da Olmi, con il 30% in più di favola disneyana.