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Il segreto del suo volto

Creato il 18 febbraio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2014
  • Durata: 98'
  • Distribuzione: Bim
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Drammatico
  • Regia: Christian Petzold
  • Data di uscita: 19-February-2015

Esce nelle sale italiane il 19 febbraio Il segreto del suo volto, ultima fatica del regista tedesco Christian Petzold

Trama Giugno 1945. Ferita, con il volto sfigurato, sopravvissuta ad Auschwitz, Nelly torna a Berlino. Guarita a malapena dall’intervento chirurgico al volto, la donna cerca il marito Johnny, l’amore della sua vita. Quando casualmente Nelly ritrova Johnny, lui non la riconosce. L’intervento l’ha resa quasi irriconoscibile. Eppure notando in lei una vaga somiglianza con la moglie, le chiede di assumerne l’identità, sperando così di mettere le mani sull’eredità della famiglia di lei. Nelly accetta. Vuole capire se Johnny l’ama ancora o se l’ha tradita, come sostiene la sua amica. Nelly rivuole la sua vita.

Recensione Ci troviamo con questo film di fronte a una variante delle tante questioni affrontate in merito all’Olocausto, e il regista e sceneggiatore Christian Petzold costruisce un’atmosfera noir interessante che riesce a mantenere viva l’attenzione dello spettatore, assorto nella trama che si dipana con un ritmo lento ma avvincente, snocciolando con parsimonia i tasselli di un mosaico che via via si compone.

L’annullamento dell’identità: prima ancora di essere fabbriche di morte, i campi di concentramento furono dei distretti anagrafici ‘al contrario’, dediti all’annichilimento totale delle vittime, derubate della propria storia, marchiate con dei numeri, ridotte a massa lavorativa informe, in cui ciascun elemento se ritenuto  non produttivo veniva rimosso e sostituito alla stessa stregua di una parte difettosa di un meccanismo inarrestabile. Il volto sfigurato della protagonista, Nelly (Nina Hoss), miracolosamente sopravvissuta, testimonia di quel processo di annullamento dell’identità operativo nei lager, e i numeri tatuati sul braccio costituiscono la traccia visiva di come l’ideologia nazista, animata da una biopolitica deviata da un eccessivo uso della pratica immunitaria funzionante in ogni sistema comunitario, avesse come fondamentale scopo l’estirpazione di ciò che veniva ritenuto un batterio nocivo per la “Grande Salute” del popolo tedesco.

Ciò che più colpisce in questo film, e che il regista ha giustamente sottolineato, è come i tedeschi, una volta finita la guerra, si rifiutarono di chiedere ai sopravvissuti ciò che era effettivamente accaduto all’interno dei lager. Ritorna imperiosamente la riflessione di Hannah Arendt, quella de La banalità del male, per cui il popolo tedesco non solo si era fatto trascinare acriticamente nella più grande catastrofe della storia, ma, dopo la sconfitta, aveva innescato un processo di rimozione immediato, deresponsabilizzandosi  totalmente rispetto alla propria connivenza con la barbarie nazista. La semplicità con cui ‘il male’ si era insinuato nella popolazione tedesca, e con cui fu istantaneamente abiurato, rende davvero inquietante la lettura della Storia, laddove si comprende come la possibilità di compiere un errore fatale è sempre presente e, soprattutto, non è mai definitivamente scongiurabile.

La tenacia della protagonista, attaccata orgogliosamente alla propria identità, costituisce l’unico barlume di resistenza in questo meccanismo di correità generalizzata, considerando, anche, che gran parte degli ebrei sopravvissuti decise di cominciare una nuova vita in Israele, acconsentendo quindi  a una rigenerazione che, comunque, comportava la perdita delle proprie radici. Nonostante il tradimento del marito, Nelly continua a rivendicare il proprio passato, essendo disposta a scontrarsi anche con le più dolorose rivelazioni. Una resistenza eroica la sua, un amore per la verità infinito, un’eticità esemplare che nel film trova forma in una recitazione sapientemente trattenuta (si consiglia la visione del film in lingua originale, prescrizione questa  sempre valida d’altronde): il suo volto, sfigurato e mutato contro la propria volontà, è pietrificato dalla durezza degli eventi cui è esposta, ma anche, e soprattutto, dall’irremovibile intenzione di non cedere al disfacimento morale, divenuto, a quel punto, un atteggiamento diffuso.

Da vedere.

Luca Biscontini


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