Uno dei frutti di questo sentimento è costituito da un romanzo di un esordiente scrittore britannico, Sean Thomas, giornalista e inviato per varie testate britanniche in alcuni paesi del Medio Oriente come Israele, Libano e Turchia. Thomas, col pallino per la scrittura, e a corto di denaro (come confessato in un’intervista da lui stesso), con lo pseudonimo di Tom Knox, nel 2009 ha esordito nel mondo della letteratura col suo Il Segreto della Genesi, scritto in seguito ad un paio di reportage ad Urfa e all’interessantissimo e poco conosciuto sito archeologico di Gobekli Tepe.
Il romanzo è ambientato tra le isole britanniche e gli scavi archeologici di Gobekli Tepe presso Urfa, nella Turchia del sudest presso la frontiera con la Siria, scavi archeologici di cui si parla pochissimo e che dal 1994, diretti da una missione archeologica tedesca, stanno portando alla luce un imponente complesso monumentale preistorico risalente al periodo tra 11.ooo-8000 a.C.! Ora, Knox come altri, pensa che Gobekli Tepe, che all’epoca remotissima in cui fu eretto questo complesso, forse un santuario per i cacciatori-raccoglitori della regione; per Knox dicevo, questo luogo è il FONDO STORICO del mito del giardino dell’Eden.
Effettivamente quest’area, nell’alta Mesopotamia, oggi è un deserto brullo, ma in epoche preistoriche doveva essere un’oasi come mostrano i rilievi di animali raffigurati, e da quelle parti, stando alle attuali conoscenze, l’ uomo iniziò a coltivare il grano e ad allevare animali. Ma il punto è un altro. Knox che ha un background protestante (il suo protagonista è figlio di mormoni), si basa su questa interessantissima scoperta archeologica ancora in corso (finora è stato portato alla luce solo il 5% del complesso suddetto), per fare una riflessione sull’origine del male, sul famoso Peccato Originale, che tanta importanza riveste nel Cristianesimo, sopratutto in quello protestante. Mescolando teorie razziste anglosassoni sulla presunta superiorità dei popoli nordici, millenarismo veterotestamentario, apocrifi veterotestamentari come il Libro dei Giganti, e paradarwinismo da strapazzo, insomma Knox sostiene che all’origine del mistero del male ci fosse stato un mostruoso incrocio genetico tra due razze ominidi, la nostra e quella dei fantomatici Uomini del Nord, una stirpe di giganti dagli occhi a mandorla, alti tre metri che discenderebbero dal Gigantopiteco e abitanti nelle fredde terre della valle dell’Amur, attuale frontiera russo-cinese.
Gli Uomini del Nord, 11000 anni prima di Cristo, non potendo più vivere in patria, perché le risorse erano scarse emigrarono nell’alta Mesopotamia e qui dopo aver stuprato le “nanerottole” armenoidi, avrebbero elargito la loro sapienza “superiore” alle loro donne e ai loro figli meticci, dando così origine al complesso monumentale di Gobekli Tepe e quindi alla civiltà. Però qui civiltà fece rima con crudeltà e i discendenti meticci si ribellarono ai loro feroci dominatori settentrionali e li sterminarono, ma ormai il gene del male era entrato negli uomini.
Questa teoria bizzarra e strampalata non ha ALCUNA BASE scientifica, in quanto il Gigantopiteco era un ERBIVORO e non ha lasciato alcuna linea evolutiva. Anche le culture preistoriche dell’Amur (14500 a.C.) e la cultura Jomon (14000 a.C.), di cui Knox si serve per dare veste “scientifica” alla sua teoria, culture ancor più remote di Gobekli Tepe e come questa, note pressoché solo agli addetti ai lavori, non hanno ovviamente alcun legame con i fantomatici Uomini del Nord. E tuttavia, a mio parere, queste farneticazioni, mostrano come l’influenza del letteralismo biblico e l’idea di superiorità del mondo nordico, in questo caso anglosassone, superiorità che per Knox deriverebbe dal fatto che vivere in climi impossibili aguzzerebbe l’ingegno, queste idee insomma sono fortemente sedimentate in questa cultura. Tra l’altro sono interessanti pure le considerazioni che l’autore mette in bocca al suo protagonista, sulle donne di Urfa, che lui definisce “le spose della morte” perché… velate!
Il Segreto della Genesi è costruito come un giallo da una parte e l’interessante e poco conosciuto sito archeologico di Gobekli Tepe dall’altra. Al centro il protagonista, il giornalista corrispondente estero britannico dal Medio Oriente, Rob Luttrell, figlio di una coppia separata di mormoni anglo-americani. Luttrell, inviato a Gobekli Tepe dal suo capo per un modesto reportage sugli scavi, e di riflesso sulle tensioni turco-curde dell’area, si troverà sempre più impelagato in un’affascinante ed inquietante passato remoto della storia umana, tra un gruppuscolo di fanatici aristocratici britannici ed esponenti della misteriosa ed esoterica setta curda degli Yezidi che si ritengono custodi del segreto del Peccato Originale che, in combutta col fanatico e crudele gruppuscolo britannico suddetto, si rendono responsabili di atroci delitti per impedire la rivelazione di tale segreto. Lo stesso Luttrell si troverà coinvolto in una vicenda sempre più horror, ma con il lieto fine a sorpresa.
Nel corso della vicenda, emergono alcuni dati storici ed archeologici autentici, come gli scavi a Gobekli Tepe e le interpretazioni e le ipotesi degli archeologi sull’origine, lo scopo e l’altrettanto improvviso e deliberato abbandono del sito nell’8000 a.C. Ma anche le ancor più remote e misconosciute dai non addetti ai lavori, culture dell’Amur (14500 a.C.) e Jomon del Giappone (14000 a.C.). Ora verso la fine del romanzo, Luttrell, dopo aver scoperto il testo sacro degli Yezidi, il Libro Nero, che nel romanzo consiste in un teschio di una strana e sconosciuta razza ominide, e di una pergamena in aramaico, mettendo insieme i tasselli mancanti (diciamo pure inventati di sana pianta), e tirando fuori ipotesi cripto-zoologiche mescolate a letteralismo veterotestamentario, soprattutto all’apocrifo Libro dei Giganti, Luttell dicevo, collega tra loro queste remotissime culture preistoriche e giunge alla conclusione del mostruoso incrocio genetico, cui si è accennato prima.
La parte migliore del romanzo, a mio parere è costituita proprio dai soggiorni di Luttrell ad Urfa e a Gobekli Tepe, nonostante questi splendidi luoghi costituiscano lo sfondo per una vicenda “franca” e dove i Franchi se la cantano e se la suonano tra loro, il tutto condito da considerazioni sulla Turchia profonda non laica, pietose commiserazioni sulla questione curda e l’aperto disprezzo per le donne della regione.
Quel che volevo far notare con questo post incentrato su questo romanzo è come un certo background culturale, il bisogno di far soldi per vivere (questa la motivazione iniziale dichiarata dallo stesso Knox in un’intervista su internet), e la messa insieme alla carlona di dati e scoperte archeologiche vere e interessantissime e purtroppo misconosciute, il fascino e il pregiudizio culturale nello stesso tempo per il Medio Oriente, possano aver dato vita ad un tale bislacco zibaldone. Da qui questa sorta di Codice da Vinci veterotestamentario.
Riferimenti bibliografici:
Tom Knox, Il Segreto della Genesi, Longanesi 2009
Per Gobekli Tepe e la cultura Jomon, i riferimenti si possono trovare su wikipedia, soprattutto nella versione inglese. Inoltre vedasi il sito: Il Fatto Storico – Quotidiano di Storia e Archeologia (vi sono due splendidi articoli su Gobekli Tepe, corredati di foto) – ilfattostorico.com
Per la cultura dell’Amur si veda: Yaroslav V.Kuzmin The Earliest Centres of pottery origin in the Russian Far East and Siberia: review of chronology for the oldest Neolithic cultures, in Documenta Praheistorica XXIX il testo è scaricabile da internet
Per il Libro dei Giganti, si può vedere l’apocrifo veterotestamentario Libro di Enoch.
Per gli Yezidi e il loro Libro Nero su wikipedia in Inglese.
ps. secondo l’archeologa giapponese Junko Habu (non citata nel romanzo), la cultura Jomon può essere collegata o deriverebbe direttamente da quella dell’Amur, ma non essendo uno specialista, mi fermo qui.