
Il fascino misterioso che nella Ballata era dato dalla figura del Monaco è qui riscontrabile nella leggenda e nel mito della civiltà di Mu (e di Atlantide di riflesso) e dalla magia nera dei paesi dell'America del Sud, sia essa la macumba brasiliana o il vudù dei Caraibi. Tra strane premonizioni e lingue ormai dimenticate non mancano nelle storie di Pratt le macchinazioni dei classici gaglioffi votati al profitto personale, perfetti contraltari del Corto Maltese. Non che il marinaio non guardi i suoi interessi, per carità, ma Corto è il prototipo perfetto dell'avventuriero romantico, un personaggio perfettamente riuscito e irrinunciabile, dotato di un profondo senso del giusto e di umana pietà. In fondo il suo volto incorniciato dalla zazzera disordinata ci metterà davvero poco a conquistare la meritata fiducia del giovane Bantam e del Professor Steiner.
Mondi e culture che si incontrano, la vecchia europa e la superstiziosa Bahia, il giovane inglese ben educato e la sorellastra, veggente nera. Ma tra i due sarà proprio Tristan a vivere le prime esperienze extracorporee.
Il tratto di Pratt è ancora quello dettagliato, zeppo di linee, puntini e campiture di nero, un'esperienza visiva appagante mitigata solo nelle sequenze d'azione a dire il vero un poco legnose e che spesso trasmettono un senso di rigidità dei personaggi. Nel complesso, nonostante il fascino della Ballata resti ineguagliato, si ha sempre la consapevolezza di essere dentro il lavoro di un grande maestro e ai margini di una grande avventura destinata a proseguire nei successivi racconti brevi imbastiti da Pratt.
