Ho amato quando ho cominciato a conoscere, ho amato quelle penombre attraverso cui ho visto la luce,
quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni.
Ho amato quando il mondo mi si è svelato mondo, quando una parola improvvisamente mi ha mostrato che io penso qualcosa e mi sono visto riflesso in quelle sillabe.
Ho amato nella poesia, la mia vera patria sono stati i libri, di niente ho bisogno improvviso, energico, straziante come di poesia, di versi che gridano di non averla, la mia risposta, ma di aver sentito benissimo le mie domande.
Ho amato in lingue diverse, ho amato quel corpo in francese, quella mente in inglese, quello sguardo ammiccante, quel sorriso nel buio in tedesco e in tedesco ho imparato a commuovermi.
Sembra strano quanto si impari balbettando lingue diverse, quanto di sé si scopra. Ma è così: non si scandirà mai abbastanza il ventaglio di possibilità per accedere al mondo, quello sguardo sbieco così prezioso sulla luce dei limoni, sul loro odore, sulla pressione della buccia tra le mani.
Tutto ciò che non ho amato è una finestra murata sulla vita, la saldatura di brecce. Non credo si possa amare senza scoprirsi - momento per momento - ad amare.