
“Ma poi è chiari che si maneggia la dinamite, che due morti ammazzati a Milano muovono gli istinti più bassi. Così ciò che non è cronaca pura, anche immaginifica e colorata a piacere, si presenta sotto forma di propaganda. Ecco l’articolo sulla prostituzione, i milioni di clienti, il mercato della carne, le italiane, le straniere, con le tabelle e i grafici, come si trattasse di import-export, di economia, ma con le foto che ammiccano. Ed ecco l'attacco a testa bassa, a testuggine, il deplorare che la polizia ha le mani legate per i troppi diritti degli imputati, la solfa antica che «li prendono a dopo due giorni sono fuori a delinquere ancora» che a Ghezzi fa alzare gli occhi al cielo. Per un duplice omicidio così, altro che uscire subito, ma insomma, il ritornello è sempre il solito, dallo scippo alla strage.
E Ghezzi, che ne ha presi tanti, e li ha accompagnati in manette al loro destino, non può fare a meno di pensare che alla fine sono quelli delle stragi che sono rimasti fuori, non i ladri o i borseggiatori, che vanno e vengono dalle patrie galere trascinando il sacco della biancheria e delle loro vite di merda”.
Di rabbia e di vento – Alessandro Robecchi (Sellerio)