Domani nel Senso del taccuino sulla Regione: "Liberi di fare la guerra". Qui di seguito il (solito, ah le parentesi...):
Dice: “La guerra ha una puzza che senti da lontano”. Apparentemente, questa puzza ci piace; oppure, abbiamo un naso rozzo. Dice: “ci piace”. Ci piace l’odore del sangue, che per definirlo devi mettere insieme ferro e zucchero e vapore di carne bollita a lungo. L’odore della polvere da sparo, “mille volte meglio che sniffare”: il soldato che lo spiega ha la faccia grigia di sonno, ma non di paura. L’odore della nafta che fa girare i motori dei carri armati e quello del grasso che fa scivolare le culatte dei cannoni come i tendini di un atleta dentro le guaine. Ci piace l’odore che hanno gli esseri umani quando hanno paura: che non è più un odore, è una lingua nuova. Puoi lavarti fin che vuoi, non va via subito. L’odore della paura è la manifestazione perfetta della verità. Oltre, non c’è più nulla, se non lo sforzo che chiediamo al nostro corpo e alla nostra testa di compiere: vincerla. Per metterci in salvo oppure per continuare ad ammazzare.