© 2015 weast productions
Torna, domani, sabato 12 settembre, il Senso del taccuino sulla Regione dopo la pausa estiva. Il titolo, questa volta, per ripartire, è: Il coraggio è contagioso. Qui di seguito il (solito) estratto:Dice Frèèèèènkfurt con la sigaretta infilata fra le labbra. Storta in un angolo della bocca. Uno si chiede come fa a non cadergli. Adesso gli cade. I am goooing to Frèèèèènkfurt. Suona tutto così strascicato e masticato, nasale che uno potrebbe anche scambiarlo davvero per un turista americano incapace di parlare a bassa voce e di passare inosservato, finito per caso in un villaggio greco con un sacco in spalla, sandali ai piedi e un paio di grosse scarpe legate all'esterno del sacco, due scarpe del 46 come minimo, ha dei piedi enormi, gli americani solitamente hanno dei piedoni. Se lui è americano, gli altri chi sono? Europei? Mai visti, però, europei sdraiarsi per terra, nemmeno dopo una lunga camminata, sdraiarsi addirittura uno sopra l'altro, se non proprio sopra, poco ci manca, guarda quello che ha le gambe allungate sulla schiena del suo vicino... Mai visti nemmeno degli europei con tanti bambini. Quanti saranno? E le donne, anche loro, sdraiate. Immobili. No, europee quelle non sono. Dormono? O sono morti, tutti quanti morti? Toccarne uno, per vedere se si muove. Frèèèèènkfurt! La scena è sua. La tiene da professionista. La piazza del piccolo villaggio di Madamados, sull'isola di Lesbo, è immersa in quello che, se non ci fosse lui, sarebbe un silenzio perfetto. Ci starebbe anche “perfetta immobilità” come descrizione. Ora si spiega: che viene da Damasco, Siria, e che in 56 anni di vita non gli era mai passato per la testa che un giorno si sarebbe trovato qui. Qui e messo così. Sbarcato, ore prima, da un gommone. A Damasco aveva due lavori: giornalista sportivo e attore comico. Lo conoscono tutti. Tiene su di giri la decina di siriani che viaggiano insieme a lui. E tutti garantiscono che in Siria persino le pietre, se potessero, farebbero il suo nome.