Papa Benedetto XVI più volte - ricorda don Mario - ha richiamato l'attenzione al processo educativo integrale che ponga al centro il valore totaledellapersona. Nell'epoca della post modernità - egli sostiene - dove il sistema globale ha livellato ogni cosa, uomo compreso, gli educatori faticano a comunicare il valore di cui parla Benedetto XVI, per cui i valori di riferimento diventano meno incisivi e l'incertezza del futuro necessariamente porta ad una nuova soggettività costruita sui desideri personali. Ciò produce una società straniata, nella quale il debole processo educativo trova grosse difficoltà a portare a maturazione la persona e a comunicare la sua bellezza come caparra di un futuro umano e sociale.
Educare, quindi, deve essere un cammino di condivisione, in cui l'uno può influire positivamente sull'altro; influire inteso come produrre effetti positivi che determinano la maturità dell'altro. Per rendere questo concetto ancora più chiaro, don Mario fa degli esempi; "il padre e la madre amandosi, insegnano ai figli ad amare; pregando insegnano a pregare; rispettando le leggi insegnano al rispetto della società" e conclude "il valore culturale dell'esperienza, come tale, dovrebbe influire sui diversi stili di vita e su quanti sono preposti ad educare, in modo particolare sulla famiglia". E' questo il vero senso dell'educare in una società del cosidetto post-moderno, secondo il pensiero di don Mario Colavita, che sottoscrivo pienamente.
Ho voluto riportare questa parte dell'articolo di don Mario Colavita perché profondamente turbato dai disordini di Roma del 15 ottobre u.s. Nel vedere quelle scene di violenza, mi sono chiesto: perché quel gruppo di giovani si è comportato così? Abbiamo noi qualche responsabilità se non siamo riusciti a farli maturare? La società in cui viviamo è veramente straniata? Cosa possiamo fare per porre il valore della persona al centro del processo educativo? Sono interrogativi che meritano una risposta. . . . . . . . . .