Il senso di Bertolucci per la Nouvelle Vague

Creato il 18 settembre 2013 da Zaziefromparis

Bernardo Bertolucci e Claudia Cardinale (sotto lo sguardo di Costa Gavras)

Lunedì sera alla Cinémathèque Française c'era Bernardo Bertolucci
Dall'11 Settembre al 13 Ottobre danno qui una retrospettiva completa della sua opera e, come spesso accade, il regista viene invitato a partecipare a diversi eventi, tra cui la presentazione dei suoi film. 
Nel caso specifico, Bertolucci presenziava all'anteprima di Io e te, la sua ultima opera (in tutti i cinema francesi a partire da oggi).
Nonostante la sedia a rotelle sulla quale è ormai costretto a spostarsi, il regista appariva di ottimo umore e pure piuttosto in forma. Indossava delle calze a strisce colorate molto buffe, e aveva un bel sorriso che elargiva a tutti quanti con gran facilità.
Poco prima della proiezione nella sala Langlois, stracolma di gente, e dopo i discorsi ufficiali di Costa Gavras (Presidente) e Serge Toubiana (Direttore Generale), all'ingresso di Bertolucci il pubblico si è alzato in piedi e gli ha fatto una standing ovation di quelle che non se ne vedono tutti i giorni.
Bertolucci era commosso, io pure (ma io non faccio testo, mi commuovo anche quando vedo premiare gli atleti alla TV, nella piena consapevolezza del mio totale disinteressamento nei confronti di qualsiasi sport, per cui...). Ed anche se commosso, lui ha poi fatto un bel discorso: semplice, spiritoso, molto leggero, e breve, il che non era male.

Bertolucci con Costa Gavras e Serge Toubiana

Bertolucci non fa parte, lo dichiaro con gran sincerità, dei miei registi preferiti.
Ho molto amato alcuni suoi film, altri li ho considerati non interessanti ed alcuni li ho trovati profondamente irritanti. Però c'è una cosa di lui che mi ha sempre affascinato, e che me lo ha sempre fatto sentire vicino: il suo amore incondizionato, totale, per il cinema francese. Lo ha ripetuto anche lunedì sera: la Nouvelle Vague gli ha fatto venire voglia di fare film, lo ha ispirato, lo ha guidato, e il cinema francese gli piace così tanto che sarebbe tentato di parlare in francese agli attori e alla troupe anche quando gira un film italiano in Italia.
L'uomo che, per sua stessa ammissione, si mette a piangere di fronte ai piani sequenza di Godard, per me ha un po' un lasciapassare speciale.
Anche se (valle a capire, a volte, le bloggers), proprio il film in cui Bertolucci ha espresso in maniera più esplicita questa sua passione, The Dreamers, io non l'ho sopportato. Ma in questo caso, temo ci sia di mezzo un po' di gelosia (in piena proiezione, avrei voluto alzarmi dalla sedia e urlare: "No, le MIE prime parole sono state New York Herald Tribune!, cara Eva Green, non le tue!").

Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt: The Dreamers

Io e te (dedicato al fratello Giuseppe, di recente scomparso) è un film piacevole: la storia è interessante, l'atmosfera particolare, e c'è tra i due attori principali (entrambi alla loro prima esperienza cinematografica) una bella chimica. Non è un capolavoro, ma lo si vede volentieri.
Solo che come niente, proprio prima dei titoli di coda (attenzione: mega spoiler!), Bertolucci mi ha buttato lì una cosa che mi ha fatto subito venire un groppo in gola:

Antoine - Les 400 Coups

Lorenzo - Io e Te

Uno di quei gesti che fanno luce sul significato di appartenenza, una memoria visiva che è insieme ricordo, riconoscenza (in entrambe le eccezioni del significato), mondo privato, universo cinema che sta dentro ma pure un po' fuori di te, perfetta madeleine truffautiana.      
E allora altro che premiazione sportiva, c'è da sperare che la gente intorno non si accorga che stai piangendo perché Bertolucci ha appena detto ti amo a Truffaut.
Jean-Pierre Léaud in un'intervista un giorno ha dichiarato: "Per esistere, ho bisogno della cinepresa. Nella vita non c'è cinepresa, e io divento noioso. La macchina da presa è il mio unico punto di riferimento".
Eh, benvenuto al club!


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