Recensione a cura di Chandra Moon
Il Sentiero della Dea è uno di quei pochi testi che possono essere considerati parimenti un romanzo, un saggio e un’autobiografia. È un libro che si legge con estremo piacere e un testo esemplificativo e chiarificante del percorso spirituale intrapreso dall’autrice in un momento di grande dinamismo della sua vita quando, ancora giovanissimo avvocato di una fra le più grandi case discografiche degli anni ’70, incontra una ragazza che la inizia al mondo della wicca. Insieme si recano settimanalmente ad alcuni incontri fra streghe e a poco a poco l’autrice comincia il suo percorso sulle tracce della Dea e del sacro. Incontra donne di grande fascino e saggezza e viene a poco a poco in contatto con l’elemento sacro presente nel mondo e in ognuno di noi. In breve, scopre che il lavoro di avvocato è soltanto una maschera e – anche se questa nuova consapevolezza di vita e l’iniziazione a questo nuovo percorso spirituale la aiutano ad affrontare la vita frenetica e febbrile del suo lavoro – alla fine, decide di lasciarlo, perché comprende c’è qualcosa di più importante nell’esistenza di tutti noi. Quel qualcosa è il legame profondo con le energie della natura, è l’autoconsapevolezza della propria esistenza e di quella di tutti gli esseri che vivono sulla terra, è la percezione di un’armonia con la natura per lo più perduta ma ancora viva tra queste straordinarie donne che la accompagnano nel suo percorso. Così, inizia a dedicarsi anima e corpo alla Wicca, diventando in breve tempo una delle più importanti Alte Sacerdotesse viventi oggi e acquisendo una profonda saggezza popolare.
Phyllis Curott è Alta Sacerdotessa Wicca e autrice di best-seller, è avvocato dell’Ivy League, pacifista di livello mondiale e una tra i principali relatori al Parlamento Mondiale delle Religioni insieme al Dalai Lama.