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Il Sesto Senso (di M. Night Shyamalan, 1999)

Creato il 04 febbraio 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
Il Sesto Senso (di  M. Night Shyamalan, 1999)
Chi ha letto il post precedente, avrà capito che considero Il Sesto Senso un film "brutto". Ma forse brutto non è la parola adatta. Mettiamola così, allora: Il Sesto Senso di M. Night Shyamalan, film del 1999 con Bruce Willis e Haley Joel Osment come protagonisti, è un film malvagio. Ma non nel senso positivo del termine (sì, con me la parola "malvagio" acquisisce persino un significato positivo), ma secondo la declinazione negativa della parola. Il tutto parte da una mia idea di cinema secondo cui il rapporto tra regista e pubblico deve essere basato sul rispetto. Nel senso: se giri un film devi darmi gli strumenti per poterlo leggere. Persino un'opera come INLAND EMPIRE possiede in se tali caratteristiche. Attenzione però, parlo di strumenti atti alla lettura, non alla comprensione. Poi ognuno capisce quel che vuol capire, da la propria interpretazione, importanza e tutto il resto. Ecco, l'importante è non prendersi in giro: né deve farlo il regista, né tantomeno lo spettatore. Invece Il Sesto Senso è la più grande presa per il culo che la storia del cinema abbia mai conosciuto. Ma andiamo con ordine:
Lo psicologo infantile Malcolm Crowe ha in cura Cole, un bambino di 9 anni che afferma di essere perseguitato da spiriti di defunti. Nonostante inizialmente pensi che si tratti di un disturbo spichiatrico, il dottor Crowe alla fine dovrà scontrarsi con la dura realtà dei fatti: i fantasmi esistono e sono tra noi, e solo alcuni individui possono vederli e ascoltarli.
The Six Sense è il terzo film da regista dell'indiano/statunitense Night Shyamalan. Il suo primo grande successo nazionale e internazionale, a dirla tutta, un successo inaspettato per un film (come tutta la filmografia del regista, a dire il vero) percorso da forti implicazioni spiritistiche e religiose. Il ruolo del bambino messianico, l'aldilà come mondo parallelo al nostro in cui i defunti trovano pace, la casualità della provvidenza nel rivelarsi attraverso gli individui più inaspettati: questi sono solo alcuni degli argomenti di cui si parla nel film e che l'estetica da thriller soprannaturale maschera e nobilita, cinematograficamente parlando.Perché quando parliamo de Il Sesto Senso parliamo di un thriller soprannaturale a tutti gli effetti, che gioca con le atmosfere, che punta sul mistero, che gioca con la suspance e stupisce lo spettatore attraverso il colpo di scena finale. Tutto perfetto, tutto secondo gli schemi prestabiliti se non fosse per il modo con cui si ottiene tutto questo. E in effetti quando punto il dito su 'sto film non lo faccio guardando alla forma, ma alla sostanza.

DA QUI IN POI TROVERETE NUMEROSI SPOILER COMPRESO IL FINALE DEL FILM. Se non lo avete visto vi consiglio di fermarvi, altrimetti fatti vostri, io vi ho avvertito.
Ne Il Sesto Senso il personaggio del dottor Crowe (interpretato da Bruce Willis) è in realtà uno spirito che come tutti gli altri cerca nel piccolo Cole un modo per risolvere alcune questioni lasciate in sospeso dalla prematura morte. Ecco, l'ho detto. Ma ve l'ho anticipato prima, il problema per me non è la sostanza bensì la forma. Perché noi spettatori guardiamo più di un'ora e mezza di film e poi scopriamo che niente di quel che abbiamo visto era come sembrava. Solo che per novantasette minuti non ci era stato dato uno straccio di indizio su come stavano veramente le cose. E qui subentra il discorso sul rispetto: non puoi disseminare indizi che portano a pensare una cosa e poi ribaltare la situazione solo per cogliermi di sopresa. Io non lo accetto. Non accetto che tu, regista, utilizzi la tecnica cinematografica per cogliermi in fallo. Durante il tuo racconto per immagini devi darmi la possibilità di pensare il contrario di quello che sto vedendo, altrimenti non giochi con me ma mi prendi solo per il culo.
E' vero, all'inizio vediamo un pazzo sparare a Willis nel bagno della sua camera da letto, ma se poi mi fai interagire il personaggio (che è morto) con sua moglie, con la mamma del bambino, la maestra e il parroco di quartiere (che sono vivi) allora devi trovarmi una spiegazione più convincente che non siano improbabili casualità che ti fanno comodo alla fine, quando devi tirare le somme del discorso. Tutto questo non per essere pignoli o per vendetta personale, ma perché io spettatore non posso subire qualcosa senza avere la possibilità di un confronto critico con quello che sto vedendo. Accettare quel che vedo solo perché "e così" e poi scoprire che si trattava tutto di uno scherzo. E non significa che voglio gli stumenti per capire come va a finire ma che voglio aver la possibilità di sbagliare e di leggere il film senza essere trattato come un pupazzo. 
A parte questo, parliamo di una pellicola che può essere guardata una, due, massimo tre volte. La prima la subisci, la seconda cerchi di comprendere il meccanismo dello "scherzo", la terza per avere un'idea generale del film una volta ottenuti tutti gli strumenti. Non siamo molto lontanti dal discorso che ho fatto l'altra volta sull'horror contemporane: spaventi telecomandati che puntano sull'effetto sorpresa. Il "bello" di The Six Sense sta proprio nel suo meccanismo, che lo si conosca o meno, ma oltre quello ci sono tematiche affrontate con superficialità (che ritroveremo meglio sviluppate in film addirittura peggiori, come Unbreakable - Il predestinato o Lady in the Water. Ma del resto siamo nel campo dell'opinabile e a ciascuno il suo. Per quanto riguarda me, che caddi come tanti altri nella trappola di sto film alla sua uscita e anche qualche tempo dopo, non salvo nulla, neanche la tanto osannata interpretazione del piccolo Haley Joel Osment che fa parecchio il filo a quella Danny Lloyd in Shining. In molti non saranno d'accordo con me, ma tant'è.
Il Sesto Senso (di  M. Night Shyamalan, 1999)

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