Questo libro appartiene alla letteratura che si occupa dell’Olocausto.
Non è mai facile leggere qualcosa del genere, però dovrebbe essere un obbligo morale farlo almeno ogni tanto.
Si dice sempre che la storia si ripete.
Si dice sempre che importante è il non dimenticare.
Beh, in questi tempi pare proprio che la storia, almeno una parte di essa, si stia ripetendo e che in molti abbiamo proprio dimenticato tante cose.
Oppure ancor peggio non le abbiano mai sentite o fatte loro.
Fred Wander, come ogni sopravvissuto che racconta le proprie vicissitudini, parla di quello che ha visto e di quello che ha sentito.
A differenza di molti altri suoi compagni però, affronta l’orrore con uno stile diverso.
Sembra quasi sdrammatizzare il tutto.
E’ un termine ovviamente sbagliato in certi contesti, ma in questo caso serve per spiegare il clima dei suoi racconti.
Infatti le diverse cronache sono narrate in maniera abbastanza fredda.
Gli oppressori non hanno mai un nome, solamente in un caso c’è un’eccezione alla regola.
Questo metodo rappresenta una scelta ben precisa: quella di non dare una personalità agli aguzzini, di distinguerli, di tenerli da parte.
In sostanza l0 scopo è non metterli sullo stesso piano delle loro vittime.
Già…le vittime.
Esse sì che sono presentate come persone: hanno nomi, nazionalità, storie, vite, sentimenti, emozioni.
Spesso le condizioni alle quali sono state sottoposte le hanno prosciugate di tutte le forze e alla fine si piegano alle violenze anche estreme senza più lottare.
Allora l’unica cosa che può distinguere una vittima dal suo carnefice è proprio il riconoscimento come individuo.
Wander identifica come individui solamente le vittime.
Sono loro le vere protagoniste della storia, i carnefici non meritano attenzione.
Il male non deve elevarsi al ruolo di protagonista assoluto.
Ecco allora questi racconti che danno la sensazione di una lettura quasi narrativa e non di una denuncia forte.
Mentre si sta leggendo quasi non ci si rende conto del contesto e del terrore quotidiano.
Solo quando le vicende stanno andando verso le loro tragiche conclusioni si avverte uno scatto di attenzione che riporta alla realtà vera.
Paradossalmente è proprio questo scatto improvviso che rende i racconti di Wander più incisivi e più facili da ricordare rispetto ad altri più crudi e drammaticamente realistici.
In questo libro continuamente si viene sbalzati da una realtà apparente alla realtà vera.
Ecco ciò che rende Il settimo pozzo importante e degno di essere letto.
Tempo di lettura: 3h 53m