Recensione
La trama è complessivamente interessante, ma lo sviluppo è caotico, con un inizio farraginoso, che diventa difficile seguire. Senza contare qualche caduta di stile sulla scelta dei vocaboli e qualche imprecisione - ad esempio viene scritto che “dai tempi di Romolo e Remo i cadaveri vengono buttati nel Tevere” per giustificare la presenza del corpo di un probabile, almeno a quel punto del romanzo, suicida. Bene, ma delle due l'una: o quel cadavere era il frutto di un omicidio e allora andava benissimo utilizzare il termine "si erano buttati" e non c'è nulla da obiettare. Oppure si tratta di un suicidio, come fino ad allora si sospettava ma in tal caso la frase ha meno senso visto che la vittima si è presumibilmente buttata da sola.
Il che fa una bella differenza, più o meno la stessa che passa tra un reato penale come l'omicidio e un fatto non perseguibile come il suicidio. Si potrebbe obiettare che ciò che intendeva dire l'autore è chiaro comunque. Certo, è vero, così come è vero che bastava scriverlo in modo meno pressapochista, visto che quella morte non era certo un dettaglio secondario della vicenda.
Detto questo e sorvolando su alcuni dialoghi un po' raffazzonati, o forse scritti di fretta – ad esempio il medico legale chiamato a recarsi sul luogo dove è stato appena ripescato il cadavere (a proposito, nel romanzo il cadavere non vien ripescato nel Tevere, ma viene estratto dal Tevere...), appena ha in mano il portafoglio preso dalla tasca dei pantaloni dell'uomo, cosa dice aprendolo? “E' fradicio”. Il che, immediatamente, insieme alla duplice certezza che Lapalisse avrà applaudito dall'aldilà e che Sherlock Holmes ragionava in maniera diversa dal suddetto medico, fa venire nel lettore un dubbio mefistofelico e immagino non voluto: o il medico legale aveva copiato la sua tesi di laurea e quindi si spiega che ci faceva lì, oppure non era in giornata buona?
Di certo Barone, che ne La Congiura degli Illuminati aveva realizzato un bel romanzo strutturato, qui sembra veramente molto approssimativo o distratto. Molto distratto. Sembra quasi andasse di fretta. E i continui salti temporali, già di per sé faticosi anche nel più bel romanzo mai scritto, risultano qui complicati e pesanti. Se poi a questo si aggiunge che il romanzo ha uno sdoppiamento di trama – da una parte la partita politica, dall'altra la congiura – il patatrac è servito.
Per quanto riguarda la massoneria, invece, chi crede di trovare grembiulini, riti e compassi, o di addentrarsi nelle segrete stanze del potere, sbaglia strada e libro. Qui la massoneria è soprattutto, seppur a livello generale, intesa come enclave di potere in grado di condizionare economia e politica. Ci si limita cioè ad osservare la dinamica del risultato finale, non tanto i meccanismi che permettono di arrivarci. E alla fine, nonostante il tentativo di appoggiare tutto quanto sulle spalle dei due belli e originali personaggi principali - Lorenzo, il magistrato, ed Eva, killer – resta l'amaro in bocca. Peccato.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il sigillo dei tredici massoni
- Autore: G.L. Barone
- Editore: Newton Compton
- Data di Pubblicazione: 2014
- Collana: Nuova Narrativa Newton
- ISBN-13: 9788854160767
- Pagine: 380
- Formato - Prezzo: Ebook - Euro 9,90