
Il sigillo di Ezechia emerso dagli scavi di Ophel
(Foto: Ouria Tadmor)
Il reperto ha le dimensioni di un'unghia: 9,7 x 8,6 millimetri ed è di forma ovale. Su di esso gli artigiani, con capacità che ancor oggi lasciano strabiliati, hanno inciso una scritta di 13 x 12 millimetri. Intorno compare ancora il segno lasciato dal telaio dell'anello sul quale era stato fissato il sigillo. L'iscrizione, in alfabeto ebraico antico, recita: "Appatenente a Ezechia, (figlio di) Ahaz re di Giuda". Vi è inciso anche un sole con due ali rivolte verso il basso, affiancato dall'ankh simboleggiante la vita. Il sigillo venne creato alla fine della vita di Ezechia, tredicesimo re di Giuda vissuto tra il 727 e il 698 a.C., quando l'autorità amministrativa reale e i simboli personali del re vennero modificati nel sole alato, un motivo che in tutto il Vicino Oriente Antico simboleggiava la protezione divina che legittimava il potere del sovrano.

Localizzazione degli scavi di Ophel, ai piedi del muro
meridionale del Monte del Tempio (Foto: Andrew Shiva)
Anche se in passato reperti analoghi erano stati individuati in negozi di antiquariato, è questa la prima volta che un sigillo direttamente appartenuto ad un re di Israele o della Giudea viene riportata alla luce nel corso di scavi scientifici, nel posto esatto dove era rimasto per millenni.
Originariamente il sigillo siglava un documento redatto su un papiro arrotolato e legato con corde sottili, che ha lasciato il segno sul retro della bolla. Il reperto è stato trovato insieme ad altri frammenti di ceramica e figurine.
