Il significato omeopatico delle “radici”, biologiche e culturali, per chi conosce e apprezza l'omeopatia, è estremamente importante
Facciamo un passo indietro. Torniamo al mese di luglio. Fa caldo. Le città sono infuocate. Gli italiani, quelli che possono permetterselo, non vedono l'ora di andare in vacanza per allentare la morsa dello stress che, a luglio, sembra aumentare intensamente. Sia per il caldo sia per lo stress accumulato durante l'anno, luglio fa brutti scherzi. Ed io questi scherzi li conosco bene. Luglio m'indebolisce.
Sicché, proprio a luglio, mentre il caldo m'indebolisce e mi soffoca, generalmente pianifico le mie vacanze estive, vale a dire, non pianifico nulla. Attendo semplicemente il momento opportuno per ritornare al paese natio dove io, annualmente, faccio in modo che il luogo si trasformi in una specie di grande setting psicanalitico all'interno del quale, in sostituzione dello psicanalista, mi faccio psicanalizzare dai simboli, dai miti, dalle tradizioni e dai sentimenti popolari capaci di provocarmi un transfert non sempre piacevole, ma sempre conoscitivo e catartico che, infine, mi genera uno stato di nuova consapevolezza e ottima serenità. Sicché, in modo non convenzionale, mi faccio psicanalizzare annualmente dal mio luogo d'origine che, a mio parere, ha la capacità di agire sui miei pensieri più intimi e sulle mie emozioni più profonde.
Questa esperienza la vivo puntualmente, ogni anno, e siccome la vivo intensamente e razionalmente, non mi sento di pensare ad essa con superficialità e con stravagante fantasia. No, la stravagante fantasia non c'entra con la mia esperienza, o, se c'entra, c'entra poco. C'entra invece l'omeopatia, che esercito con passione e applico anche su me stesso per curarmi e conoscermi meglio.
Mi rendo conto che, in qualità di omeopata, devo impegnarmi a conoscere e a conoscermi meglio. Per conoscermi meglio, devo scendere negli abissi della mia costituzione individuale, comprenderne i sintomi, analizzarli. Questa non è un'operazione facile, anzi, diventa molto complicata allorquando i sintomi vengono “soppressi” ed eliminati dall'azione miasmatica di una psora ingannevole e bugiardella che potrebbe prendere in giro anche il più valente degli omeopati.
Ebbene, sì, lo dico e lo ridico in tono scherzoso e metaforico: ingannevole e bugiardella mi era sembrata la psora che avrebbe potuto prendermi in giro durante il mese di luglio, ma io, non essendo uno sprovveduto, ho ribaltato la situazione e ho preso in giro la psora. Lo ammetto, non sono uno sprovveduto, ma, vivaddio, non soffro nemmeno di complessi d'inferiorità o di superiorità, per cui, non mi sento un gigante, tantomeno voglio apparire come un gigante. Per dirla tutta, temo la vanagloria del gigante e conosco i miei limiti. E, siccome conosco i miei limiti, intravedo spesso perfettamente anche i limiti altrui e dell'eventuale gigante complessato.
Sicché, proprio a luglio, intravvedendo i miei limiti, temendo di essere colpito dalla psora ingannevole e bugiardella che spesso si rafforza con le energie del consumismo e del conformismo, e temendo soprattutto il consumismo e il conformismo che spesso potenziano il turismo isterico-vacanziero, ho preso la decisione di respingere prontamente la psora, fregarmene del gigante e fare quello che ho sempre fatto: godermi pienamente la vacanza!
Ma, per fare questo, ho dovuto evitare di subire i condizionamenti del turismo isterico-vacanziero e, con saggia serenità, ritornarmene alla mia terra d'origine per apprezzare il valore del grande setting psicanalitico di cui ho già detto. Sia ben chiaro, non soffro di campanilismo, vivo e lavoro piacevolmente a Roma (mia seconda patria!), amo l'Italia dal Nord al Sud e non disdegno affatto un bel viaggetto all'estero, ma la voglia di ritornare spesso nella mia terra d'origine è intensa e io la vivo come una voglia antipsorica e antiedipica, giacché la madre terra che mi attende non è condizionante affatto.
E' una madre saggia. Anche la mia coscienza mi sembra abbastanza saggia quando m'informa, senza usare tante parole, che tre giganti complessati continuano a prenotare istericamente, di anno in anno, la loro vacanza. Per l'esattezza: il gigante Tizio prenota una vacanza costosa per far schiattare d'invidia il gigante Caio, il gigante Caio prenota una vacanza ancora più costosa per far schiattare d'invidia il gigante Tizio, e, infine, il gigante Sempronio prenota una vacanza costosissima per far schiattare d'invidia sia il gigante Tizio sia il gigante Caio. Da questo giro di prenotazioni, non essendo un gigante, mi tiro fuori. Mi tiro fuori, faccio le valige e parto semplicemente per divertirmi e riposarmi. E meno male!
Meno male che la psora contagiosa, impregnata spesso di consumismo e conformismo, non colpisce indiscriminatamente tutti! Tutti, però, dovrebbero dotarsi di uno scudo antipsorico. Il metaforico scudo costa poco, fa bene alla salute e difende meravigliosamente la propria identità che potrebbe essere colpita da micidiali energie capaci di valorizzare la finzione e svalorizzare la realtà. La realtà, checché se ne dica, conta. Conta il senso delle radici antropologiche e culturali, conta il senso dell'appartenenza, conta il senso degli archetipi, conta il patrimonio simbolico del luogo d'origine che, nel mio caso, agisce come un valente psicanalista. Questa non mi sembra stravagante fantasia.
L'energia che sviluppa il luogo natio, bella o brutta che sia, è un'energia che vale la pena di esplorare con atteggiamento razionale e scientifico. Con atteggiamento razionale e scientifico, dunque, annualmente m'impegno, rifletto, prendo appunti e rigorosamente osservo me stesso, sfruttando gli strumenti della metodologia omeopatica che mi è congeniale. Ecco perché ritorno volentieri alle origini, ogni anno, e, nel ritornare, continuo ad apprezzare la bellezza di un mondo semplice e contadino che illumina i miei occhi e pure la mia coscienza. Poi s'illumina ogni cosa.
Sulla solita spiaggetta della mia amata Calabria s'illumina anche il mio volto. S'illumina il mio volto quando, dopo un anno esatto, incontro le bravissime persone con cui condivido un pezzo di spiaggia, un pezzo di salutare allegria e un pezzo di disarmante semplicità. La condivisione della semplicità la sento potentemente agire e funzionare nella direzione giusta allorquando detta i tempi alla continuità relazionale che contribuisce certamente a far crescere e consolidare l'amicizia. E l'amicizia cresce, di anno in anno, nella semplicità delle cose fatte sinceramente, senza stress, senza forzatura, senza quella micidiale frenesia che fa scoppiare la noia vacanziera, orribile, fatta di eccitazione e simultaneo vuoto interiore.
A questo punto mi sento di dire che, sfruttando le vacanze nel modo migliore, evito di scadere nella noia vacanziera e provoco indirettamente un notevole aumento della mia vitalità (soprattutto interiore) che alimenta anche la meravigliosa crescita dell'amicizia sia con le persone del mio paese sia con quelle dei paesi viciniori. E cresce, così, il significato delle “radici”. Ognuno ha “radici” da coltivare. Ed allora, ognuno coltivi le proprie radici e non le calpesti! Questo è il mio invito. Attenzione. Questo non è l'invito a chiudersi e trascurare il grande mondo, ma è l'invito ad aprirsi totalmente per viaggiare nell'universo, pure nel significativo universo contenuto nella terra in cui crescono le proprie “radici”. Le vacanze estive, a mio avviso, sono un buon momento per realizzare questa operazione.
Questa, dunque, è l'operazione consigliata da un medico omeopatico che s'impegna a trasformare in salute quell'ottima energia proveniente dalle “radici”, biologiche e culturali, nonostante le “radici” possano essere indebolite dai tre classici miasmi. Il significato omeopatico delle “radici”, per chi conosce e apprezza l'omeopatia, è estremamente importante. Ed è estremamente importante capire che le “radici” non vanno calpestate. Le “radici” vanno coltivate con premura. Ecco perché, con premura, partecipo ogni anno a quel momento magico e vacanziero che mi piace paragonare ad un serissimo setting psicanalitico.
Nel setting incontro me stesso, quello che ero, quello che sono e quello che sarò. Grazie a quel setting tutto si trasforma, ma qualcosa rimane sempre tale e quale. Rimane tale e quale ciò che deve rimanere tale e quale. Rimane tale e quale la pietra, fors'anche filosofale, che all'interno del setting rappresenta un simbolo di solida fermezza. La solida fermezza è segno di potenza. Oggigiorno, invece, spesso si preferisce coltivare la frenesia. Poca fermezza e tanta frenesia. Così non va bene.
Frenesia, isterismo vacanziero e conformismo turistico mi fanno ipotizzare che la pietra, oggi, sia più importante di quanto lo fosse ieri. Purtroppo, per i giganti complessati, la metaforica pietra non è stata importante mai. Per i giganti complessati è stata importante soltanto la loro voglia di apparire grandi per non dover apparire piccoli. Ma piccoli, in realtà, sono. Anche questi piccoli avranno modo di crescere se non calpesteranno le loro radici e si nutriranno saggiamente dalla loro terra.