Magazine Cinema
Durata: 228' (versione estesa)
La trama (con parole mie): millenni fa, nel cuore nero della Terra di mezzo, la vulcanica Mordor, si tenne una battaglia che vide opposte le forze di uomini, nani ed elfi a quelle dell'Oscuro signore Sauron, che forgiò un anello in grado di mettere in ginocchio i poteri dei re di tutti gli altri popoli.Quando Isildur, paladino degli uomini, troncò le dita del mostruoso essere e conquistò l'anello, però, non lo distrusse, e corrotto dal suo potere portò il buio nel mondo: l'anello restò per quasi tremila anni in silenzio, sfruttando dapprima lo stesso Isildur, dunque la sfortunata e tormentata creatura chiamata Gollum, per finire nelle mani dell'innocuo Bilbo Baggins della Contea, pacifica zona rurale abitata dagli hobbit, dediti alla cura dei loro campi e al cibo.Giunto a centoundici anni di età, Bilbo decide di partire per il suo ultimo viaggio lasciando tutti i suoi averi - anello compreso - al giovane Frodo, che è ancora ignaro del destino che si prefigge per lui: Sauron, infatti, si è destato dal suo torpore, e ha intenzione di rimettere le mani sull'anello.L'hobbit, aiutato dallo stregone Gandalf il grigio, inizierà dunque un'avventura che lo porterà a scoprire il resto del mondo e che è volta alla distruzione dell'anello, unica speranza di fermare le forze risorte dell'Oscuro signore: a proteggerlo un manipolo di combattenti che verrà battezzato "La compagnia dell'anello".Quello che i nostri non sanno, però, è che alle loro calcagna non ci sono soltanto i terrificanti servi di Sauron, ma anche i terribili Uruk-Hai creati da Saruman, stregone passato al male, incrocio di orchi e goblin e combattenti impareggiabili: per non parlare dell'anello, che è in grado di esercitare la sua influenza negativa su chi gravita nelle sue vicinanze.
Era davvero parecchio tempo che attendevo l'occasione giusta per presentare qui al Saloon la trilogia cinematografica più importante dei nostri tempi, frutto dell'eccezionale lavoro di Peter Jackson e di migliaia di tecnici, artigiani, artisti, attori e chi più ne ha, più ne metta nonchè, di fatto, equivalente del nuovo millennio di quello che fu Guerre stellari a cavallo tra gli anni settanta e ottanta.
La cosa curiosa è che, dal punto di vista letterario, ho sempre giudicato il lavoro di Tolkien clamorosamente palloso, roba per nerd senza speranza e ritegno che, nella mia vita di lettore, ho affrontato e clamorosamente abbandonato ben tre volte - ed io cerco sempre di portare a termine le mie letture, anche le peggiori -: il grande merito, in questo senso, del buon Jackson - regista che ho sempre stimato fin dai tempi dei suoi esordi clamorosamente splatter -, è di aver donato la meraviglia del Cinema ad una materia decisamente non per tutti rimanendo comunque fedele all'opera originaria, confezionando un'epopea che è stata ed è una vera e propria impresa, in grado di lasciare a bocca aperta il pubblico, coinvolgere, emozionare e stupire neanche fossimo tornati nel cuore degli eighties dei miracoli dominati da Spielberg e Lucas.
Come se non bastasse, la meraviglia per questi tre film splendidi è resa ancora più grande dalla prima possibilità per il sottoscritto di visione delle versioni estese - anche se sarebbe più corretto affermare director's cut - giunte come richiestissimo regalo di compleanno grazie a Julez nello splendido cofanetto in bluray arricchito da tanti di quei documentari sulla realizzazione che vi parrà di aver preso parte alle riprese una volta esplorati tutti i loro capitoli.
Ma torniamo al film e mettiamo subito le carte in tavola: La compagnia dell'anello è senza ombra di dubbio il mio preferito della trilogia, perfetta sintesi di quello che è stato l'incredibile lavoro del Peterone nostro e dei suoi soci nonchè dello spirito che anima un certo tipo di Cinema, quello dei sogni proiettati sullo schermo e delle bocche spalancate per lo stupore, nonchè dell'idea di avventura come viaggio in equilibrio tra l'entusiasmo e la malinconia, una specie di perenne stato da vacanze - quelle che ti esaltano come non mai, ma che sai che, più prima che poi, giungeranno al termine -.
Dalla lunga introduzione dedicata alla storia antica dell'anello e di Sauron e alla parentesi bucolica della Contea, dall'inizio del viaggio di Bilbo a quello dei quattro giovani hobbit partiti pensando di giungere appena oltre i confini della loro terra d'origine senza sapere di essere destinati a qualcosa di decisamente più grande fino all'incontro con Gran Passo e ai faccia a faccia con i Nazcul, da Gran Burrone ed il mondo fatato degli elfi ai paesaggi sconfinati e all'oscurità delle miniere di Moria - dovessi scegliere una sequenza all'interno di tutta la saga, sarebbe sicuramente quella ambientata nelle profondità del mondo dei nani, tesissima tra l'incontro con orchi e goblin ed il sopraggiungere del Balrog -, dal drammatico scontro con gli Uruk-Hai di Saruman alla presa di coscienza del potere sconfinato dell'anello e della sua influenza rispetto non solo a chi lo porta, ma a chiunque sia nelle vicinanze di esso, tutto pare incarnare alla perfezione l'ideale del film dal respiro epico e magico ad un tempo, quell'emozione che si riesce a provare davvero solo quando si è bambini riportata miracolosamente anche al dialogo con il pubblico adulto, grazie a tematiche profonde quali la fedeltà a se stessi e la tentazione del potere, la voglia di cambiare il mondo e quella di vivere qualcosa di troppo grande anche per le leggende tramandate di padre in figlio.
Non si contano i passaggi già cult di un film gigantesco sotto tutti i punti di vista che è riuscito a conquistarmi visione dopo visione - in particolare, per quanto impegnativa rispetto alla durata, consiglio a tutti di recuperare questa versione estesa, in grado di dare maggiore spessore soprattutto agli avvenimenti "di raccordo" di quelle passate in sala -, e che ancora oggi riesce a coinvolgermi come se fosse la prima volta: lo struggimento di Boromir, perfetto esempio delle debolezze umane, o la scelta di sacrificarsi di Gandalf, o il drammatico susseguirsi di eventi in parallelo allo scontro con gli Uruk-Hai della Compagnia dell'anello sono il sale del Cinema e della straordinaria capacità che questo mezzo spettacolare ha di far sognare il suo pubblico.
In questo senso - sicuramente aiutato da un impianto produttivo, tecnico ed attoriale pressochè perfetto - Peter Jackson è divenuto interprete di un nuovo capitolo della Storia della settima arte, che continuerà a stupire anche le generazioni dopo la nostra, che potranno osservare ammirate la potenza di un incantesimo ben più forte di quello dell'anello del potere le cui vicende vengono così magistralmente narrate.
MrFord
"Get on board, this train ain't going to stop.
Where it's going, I don't know. You know, you know, you know.
Wheels on fire, fields of decent desire.
Punch your ticket, it's time to go......
There's a force around the bend, that drives this engine."Smashing Pumpkins - "The fellowship" -
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