18 Flares 18 Flares × Il signore delle moscheWilliam Golding
Pubblicato daMondadori
Data pubblicazione in Italia:
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Collana:Classici Chrysalide
Genere:Classici
Pagine:
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Sessant’anni fa, nel lontano autunno del 1954, veniva pubblicato un romanzo firmato William Golding (1911-1993), romanzo che di lì a poco sarebbe diventato il capolavoro indiscusso dello scrittore britannico nato in Cornovaglia e insignito, nel 1983, del Premio Nobel per la letteratura. Titolo del pezzo forte di Golding è The Lord of Flies, ovvero Il signore delle mosche.
Protagonista di questo romanzo è una ciurma di studenti inglesi in fuga da un’imprecisata guerra nucleare, in viaggio su un aereo che però, a causa di un grave incidente, atterra su una deserta isola tropicale, obbligando i giovani alla sopravvivenza e ad instaurare una convivenza pacifica in attesa di un salvataggio. I superstiti sono dapprima uniti, eleggono un capo e si organizzano pacificamente, ma ben presto i loro istinti razionali verranno adombrati dalla cattiveria che ognuno di loro nasconde in sé. Loro scopo sarà quello di dar vita ad una società funzionante, ma ognuno di loro si troverà a fare i conti con la propria parte oscura, che non conosce bene, ma che alberga comunque dentro di sé. Il risultato sarà la trasformazione di quei ragazzini in bestie brutali, che poco manterranno del precedente aspetto. Il romanzo termina con il salvifico arrivo di una nave militare, improvvisamente comparsa all’orizzonte, che recupera i superstiti e li riaccompagna nelle loro case come se nulla fosse accaduto.
Tema predominante del libro è la concezione secondo cui l’uomo è irrimediabilmente malvagio, malvagio in natura come nella società. E non c’è nulla che possa mutare la sua indole. Lo stesso Golding scrive: «L’uomo produce il male come le api producono il miele». Di fatti il signore delle mosche altro non è che una testa di maiale infilzata da uno dei ragazzi e attorno alla quale svolazzavano miriadi di mosche, emblema del decadimento della società di cui l’uomo è responsabile. L’opera fu pubblicata dalla casa editrice londinese Faber and Faber, alla quale collaborò, come esponente del comitato direttivo, il noto poeta T. S. Eliot, che suggerì a Golding il titolo stesso del libro.
Per celebrare i sessant’anni di quest’opera che ha di certo lasciato il segno, il 17 settembre del 2014, a più di mezzo secolo dalla pubblicazione della stessa e a quasi vent’anni dalla scomparsa di Golding, la figlia dell’autore Judy Carver ha deciso di rendere disponibile per un lungo arco di tempo l’archivio personale del padre all’Università di Exeter, dove lei stessa studiò tempo addietro. Così per la prima volta sono stati esposti al pubblico i manoscritti dell’autore inglese, insieme ad ulteriori codici, abbozzi di altri romanzi e carte autografe di Golding. Il manoscritto de Il signore delle mosche è un quaderno in copertina rigida, all’interno del quale è possibile notare pagine contrassegnate da una scrittura striminzita e a tratti difficili da decifrare, pagine preziose che adesso potranno essere sfogliate dagli studiosi dell’ateneo ma anche dal pubblico di visitatori.
La figlia Judy Carver ha sostenuto di aver sempre custodito con cura e anche un po’ di gelosia gli scritti di suo padre William, «ma ora – dice la Carver, intervistata dal quotidiano londinese The Guardian – crediamo anche che sia giunto il momento per i lettori di poter gustare qualcosa del processo creativo che ha prodotto queste opere».
Ricordiamo inoltre che Il signore delle mosche ha anche ispirato la serie televisiva Lost, che proprio quest’anno ha compiuto un decennio dal suo debutto televisivo negli Stati Uniti. La colonna vertebrale della serie, fondata sui classici della letteratura, rende omaggio a questo e ad altri capolavori quali “Cuore di tenebra”, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Il mago di Oz” e “I fratelli Karamazov”. In uno dei numerosi episodi della serie tv è possibile udire: «Quelli giù alla spiaggia un mese fa potevano essere dottori e commercialisti, un mese fa, ma adesso è il tempo del signore delle mosche».
Insomma, ci troviamo di fronte ad un opera di grande successo letterario nonché di influenza mediatica che, in quanto tale, merita debitamente di essere memorata, di essere celebrata come si deve. E la mostra dell’ateneo di Exeter ha ottemperato a tale nobile scopo: l’esposizione consentirà di contemplare i manoscritti di William Golding e quindi di far propria un’altra dimensione delle scrittore, entrando in quella sfera intima e personale che finora era rimasta nascosta ai comuni lettori.
Fonte: The Guardian
Antonio Puleri