Ho visto che nei miei tanti post presenti sul blog, quasi 680 , i lettori vengono a scoprire essenzialmente i prodotti tipici, le fattorie sociali e l’innovazione sociale che erano le finalità essenziali nel 2010. Quasi 1 anno fa ho sentito il peso di aver pensato forse più ad un sito che a un blog e quindi ho cominciato a scrivere quello che sento più che quello che apprendo.
Ovviamente passare da 3500 a poco più di 1000 contatti mese ha messo a dura prova l’orgoglio, il voler primeggiare ma avendo perso anche il lavoro (non retribuito s’intende) i miei pensieri son mutati: ora non voglio cum petere ma voglio dialogare ed essere accolto per seminare e con il tempo magari raccogliere (il giusto compenso).
Certo lo faccio perchè spendo poco e mia moglie ha un lavoro, normale, ma a tempo indeterminato ma non ho trovato altri motivi per il cambiamento.
Questa premessa per giustificare forse più a me stesso i numeri calanti ma ho trovato nuovi amici-lettori e ciò mi piace. Poi vado a trovare nuova gente mentre prima ricercavo, ricercavo e non andavo a trovare nuovi blogger (tempo non ne avevo).
Il titolo mi è venuto in mente leggendo un commento sulla figura di San Giuseppe, un padre dove spesso i sorrisetti hanno fatto capolino.
Il sorriso prima di tutto!
Mentre è stato forte, saggio, consapevole della sua fede e lo vediamo in piedi nella mangiatoia.
Un uomo silenzioso per quel che leggiamo nel Vangelo ma e qui rifletto sul nostro silenzio con i figli, come è vissuto? Un silenzio presenza o assenza? Parlare quando il figlio ha bisogno di un punto su cui fermarsi per decidere o parlare dimenticando la nostra adolescenza inquieta.
Ci sono figli che muti ti mettono a nudo e altri sorridenti che ti fanno amare, sognare ma quei figli silenziosi sono la nostra chiamata ad essere padri in questa confusa esperienza di vita famigliare.
San Giuseppe e Gesù adolescente