Qualcuno dirà che il bullismo non esiste, che questo ragazzo, l’ennesimo a togliersi la vita perché si sentiva escluso dalla società in quanto omosessuale, aveva solo dei problemi famigliari. Che a scuola gli volevano tutti bene, che nessuno lo prendeva in giro. Qualche preside dirà che non c’è mai stato nessun caso di bullismo nella sua scuola. E forse ne sarà davvero convinto perché i ragazzi e le ragazze, soprattutto a quell’età, non parlano. Non vanno da mamma e papà a dire: “Gli altri mi prendono in giro perché sono omosessuale”. Perché in molte famiglie parlare di sesso e sessualità è ancora un tabù, perché i ragazzi e le ragazze a quell’età sono particolarmente fragili. Anche quelli che fanno i bulli lo sono, anzi, forse sono quelli con i problemi più grandi. E poi si faranno gli accertamenti e alla fine si dirà che NO, il bullismo non c’entra e che NO l’omofobia non c’entra. Poi dovremo ascoltare, probabilmente, le dichiarazioni di esponenti politici come Giovanardi o leggere lettere cariche di ipocrisia cattolica da parte di qualche esponente “culturale” dell’estremismo religioso. Forse scriveranno lettere aperte al ragazzo che si è ucciso per dire che, Caro amico eri così fragile… perché non hai chiesto aiuto a Dio? E magari qualcuno si chiederà se una legge contro l’omofobia avrebbe davvero fermato questo ragazzo.
Lo dico io per primo, allora, perché di sentir stronzate da gente che odia gli omosessuali e che poi si fa passare per “compassionevole” proprio non mi va.
No, una legge contro l’omofobia non avrebbe fermato questo ragazzo. Così come una legge contro il femminicidio, probabilmente, non fermerà la mano del maschio assassino di turno. Sono leggi di civiltà che vanno fatte, certo, ma con la repressione non si salvano vite. Al contrario, credo che si aumenti l’astio. Le leggi servono ma se non sono accompagnate da un’educazione sentimentale, sessuale, civica, se non sono supportate dall’impegno degli adulti, se non sono spinte dal rispetto quotidiano verso le altre persone, bé, allora, servono a ben poco.
Così come serve a poco il clamore giornalistico che accompagna queste morti, clamore che dura giusto il tempo di far parlare qualche idiota per poi veder tornare le cose esattamente com’erano prima.
C’è un problema che si trascina da anni ormai. È quello della cecità istituzionale, è quella del silenzio delle famiglie e delle istituzioni che dovrebbero prendersi cura dei ragazzi e delle ragazze.
Allora bisogna ribadirlo, purtroppo, ancora una volta nel 2013 che non c’è nulla di sbagliato nell’essere omosessuali. Che non esiste inferno se non quello che questi ragazzi vivono quotidianamente a causa dell’ignoranza della gente. Da settimane chiediamo un intervento da parte delle istituzioni per far luce su quanto sta accadendo in Russia. I giovani omosessuali vengono braccati come bestie, ripresi, sbeffeggiati, torturati sia fisicamente che psicologicamente e poi i video vengono messi sul web per fare in modo che queste ragazze e questi ragazzi vengano isolati dal mondo che sta loro intorno. Ma non esiste solo la Russia, nel nostro paese si muore ancora di omofobia e bullismo e sino a quando continueremo a negare il problema, sino a quando non decideremo che lo stato Italiano è uno stato laico e che l’educazione sentimentale e sessuale delle ragazze e dei ragazzi vale di più di un crocefisso appeso al muro nelle scuole, le cose non cambieranno mai.
Marino Buzzi