Sono uscita dal mio sonno aprendo gli occhi in un irreale silenzio, e dagli scuri una luce fra il grigio e l'indaco danzava sul piumone. Nessun tipo di suono, nemmeno il canto degli uccellini sui rami ancora spogli del pruno rosso, che, eleganti e sottili, quasi toccano il davanzale della finestra.
Dalla porta accostata si affaccia il musetto curioso della bambina pelosa che salta sul letto e mi tocca delicatamente con la zampa. Ci coccoliamo un po', un paio di grattini e decido di trascinarmi fuori dal letto cercando di trovare il modo di srotolarmi dal piumone in cui mi sonno avvolta come un salame. Uff, che fatica! Apro gli scuri, richiamata dal suono del silenzio e, a falde larghe come margherite, cade lenta la neve. Il giardino è bianco, i rami del melo si son vestiti a festa, e continuano ad adornarsi di cristalli di ghiaccio, algoritmi in perfetto accordo con il silenzio e il leggero gelido vento che li fa ballare sospesi fra terra e cielo.
Brividini mi attraversano la schiena, al pensiero di mettere il naso fuori, ma non posso resistere e dopo una corroborante colazione, mi trasformo in una sorta di omino Michelin: scarponcini da montagna, scaldamuscoli, giaccone imbottito, cappello e cappuccio. Ora posso andare a sondare l'esterno.
La neve continua a cadere e il mio impatto con l'aria fa diventare la punta del mio naso rossa e fredda. Sarà meglio camminare ed esplorare i dintorni, nulla è come sembra quando la neve ricopre tutto, nemmeno San Filippo. Nessun segno di vita, nessun rumore. I frutteti e le vigne dormono in un letargo antico e i miei passi sul manto bianco producono un buffo cigolìo, mentre alle mie spalle lascio una lunga scia di orme tutte uguali, la strada da seguire per il ritorno. Ai bordi della via, qualche verde foglia ancora fa capolino, resa traslucida dal ghiaccio che l'ha avvolta e ha scattato un'istantanea ai fiori di campo chiusi nella rigida trasparenza del gelo, che come l'ambra, ne ha immortalato un particolare istante. Sento solo il mio respiro e sono l'unico essere colorato nei dintorni, colorato ancora per poco, perchè i fiocchi ballerini si stanno accummulando sul giaccone uniformadomi all'irreale paesaggio, e con ragione, perchè in effetti in tutta quella candida purezza ci stono solo io.
Magazine Diario personale
Sono uscita dal mio sonno aprendo gli occhi in un irreale silenzio, e dagli scuri una luce fra il grigio e l'indaco danzava sul piumone. Nessun tipo di suono, nemmeno il canto degli uccellini sui rami ancora spogli del pruno rosso, che, eleganti e sottili, quasi toccano il davanzale della finestra.
Dalla porta accostata si affaccia il musetto curioso della bambina pelosa che salta sul letto e mi tocca delicatamente con la zampa. Ci coccoliamo un po', un paio di grattini e decido di trascinarmi fuori dal letto cercando di trovare il modo di srotolarmi dal piumone in cui mi sonno avvolta come un salame. Uff, che fatica! Apro gli scuri, richiamata dal suono del silenzio e, a falde larghe come margherite, cade lenta la neve. Il giardino è bianco, i rami del melo si son vestiti a festa, e continuano ad adornarsi di cristalli di ghiaccio, algoritmi in perfetto accordo con il silenzio e il leggero gelido vento che li fa ballare sospesi fra terra e cielo.
Brividini mi attraversano la schiena, al pensiero di mettere il naso fuori, ma non posso resistere e dopo una corroborante colazione, mi trasformo in una sorta di omino Michelin: scarponcini da montagna, scaldamuscoli, giaccone imbottito, cappello e cappuccio. Ora posso andare a sondare l'esterno.
La neve continua a cadere e il mio impatto con l'aria fa diventare la punta del mio naso rossa e fredda. Sarà meglio camminare ed esplorare i dintorni, nulla è come sembra quando la neve ricopre tutto, nemmeno San Filippo. Nessun segno di vita, nessun rumore. I frutteti e le vigne dormono in un letargo antico e i miei passi sul manto bianco producono un buffo cigolìo, mentre alle mie spalle lascio una lunga scia di orme tutte uguali, la strada da seguire per il ritorno. Ai bordi della via, qualche verde foglia ancora fa capolino, resa traslucida dal ghiaccio che l'ha avvolta e ha scattato un'istantanea ai fiori di campo chiusi nella rigida trasparenza del gelo, che come l'ambra, ne ha immortalato un particolare istante. Sento solo il mio respiro e sono l'unico essere colorato nei dintorni, colorato ancora per poco, perchè i fiocchi ballerini si stanno accummulando sul giaccone uniformadomi all'irreale paesaggio, e con ragione, perchè in effetti in tutta quella candida purezza ci stono solo io.
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