L'altro giorno erano le maiuscole, l'epidemia di maiuscole che tanto fa male alle parole. Ma José Saramago dice anche cose molte belle sull'eccesso di parole. E sulla grande cura per liberarsene, il silenzio.
Il silenzio, per sua definizione, è ciò che non si ode. Il silenzio ascolta, analizza, osserva, pondera e valuta. Il silenzio è fecondo. Il silenzio è la terra scura e fertile, l'humus dell'essere, la muta melodia sotto la luce solare. Su di esso cadono le parole. Tutte le parole. Parole buone e parole cattive. Il grano e la zizzania. Però solo il grano dà il pane.
Sono assolutamente d'accordo. In genere le cose si dicono meglio per sottrazione, non per accumulo.
Le parole, dunque, sono seme che cade nel solco arato del silenzio. Ed è vero, se sono buone parole da esse cresce il grano che dà il pane. Aggiungo: anche dopo, il silenzio serve, perchè è il lievito delle parole.
Non ci sarebbe discorso, senza il silenzio. Così come non ci sarebbe musica senza le pause.