Il sindacato dopo Cristo

Da Brunougolini

È il titolo di un ebook («Il sindacato nell'era dopo Cristo») che riprende un'immagine, a suo tempo quasi minacciosa, di Sergio Marchionne. E che alludeva all'epoca nuova fatta di grandi e moderne fabbriche Fiat, aperte a nuove organizzazioni produttive e a ridimensionati diritti sindacali nonché chiuse a una Fiom troppo ostile. Ora, come è noto, la promessa di complessi avveniristici è svanita mentre è rimasta la botta al sindacato.
Lo scopo dell'ebook è quello di ragionare sul futuro del sindacato, riprendendo alcuni articoli apparsi sul blog «Lo spazio della politica», promosso da venti giovani nati tra il 1978 e il 1989. C'è anche tra gli apporti quello dell'imprenditore apparso tempo fa nelle cronache per aver inviato tweet clandestini dalle Assisi della Confindustria. < La tesi iniziale, esposta da Federico Pancaldi, riferisce che la Cgil in particolare affronterebbe il problema della segmentazione del mercato del lavoro solo puntando ad estendere diritti e tutele a settori e forme contrattuali scoperti. Erano però condizioni concepite soprattutto nella grande industria, e che risulterebbero meno efficaci nella «schiacciante maggioranza di micro e piccole imprese nell’industria stessa e nei nuovi servizi che, volenti o nolenti, costituiscono il nerbo del sistema produttivo italiano, e dunque del suo mercato del lavoro». E allora bisognerebbe fare il contrario ovverosia, dice Pancaldi, adattare diritti e tutele presenti nell'industria al nuovo contesto. Il sindacato dovrebbe o «fare catenaccio a difesa di un sistema industriale storicamente debole in Italia e inevitabilmente in via di ulteriore riduzione», o «innovare le proprie politiche, attingendo ad esempio a esperienze straniere». Per non ridursi a «bidoni vuoti», con ideali senza idee.
Un ragionamento molto simile a quello suggerito nelle diverse elaborazioni da Pietro Ichino e a cui risponde Ilaria Lani, responsabile dei giovani Cgil, sostenendo che «la rappresentazione di un sindacato alla Cipputi, arroccato solo nella grande industria e insensibile alle nuove frontiere del lavoro, è piuttosto datata e purtroppo, più che aiutare il sindacato ad uscire dal proprio fortino tradizionale, ha portato la politica e le istituzioni a cancellare la condizione operaia e disinteressarsi del fatto che interi pezzi del nostro sistema industriale si sono dissolti». Ilaria osserva poi che le trasformazioni in atto non possono ridursi alla dicotomia industria-servizi.
E racconta come oggi le «novità» del «dopo Cristo» colpiscano egualmente lavoratori dei servizi e quelli della grande industria. Ad esempio la condizione di una lavoratrice del settore delle pulizie, che si trova a cambiare la quantità di ore, se le va bene, ogni volta che cambia l’appalto, non é molto diversa da quella degli operai di un'azienda tessile, le cui condizioni sono imposte da una catena di subforniture. E così da quella di un collaboratore che vive di progetto in progetto, oppure di un operaio metalmeccanico o di un operatore di un call center che «ogni giorno vive il ricatto della fuga della propria azienda dove il costo del lavoro è inferiore».
Semmai allora il problema, aggiunge Ilaria, non è privilegiare l’industria o il terziario, ma scegliere che tipo di industria e che tipo di terziario. E tra le proposte: battersi sul serio per costruire l’ossatura di ciò che abbiamo chiamato «società della conoscenza»; sperimentare nuove forme di organizzazione e rappresentanza per organizzare quelli che oggi sono i più deboli; includere nei contratti collettivi le condizioni delle nuove tipologie di lavoro, dai diritti ai compensi, «così come ricostruire un’idea di responsabilità sociale d’impresa, occupandosi delle condizioni delle aziende in appalto, delle filiere, delle subforniture».
Un ebook che può risultare una provocazione utile, tenendo conto che, come si scrive nella prefazione «eppure qualcosa si muove» come dimostra la nascita di nuove strutture sindacali dedicate ai precari, le campagne sui giovani, e l'entrata di giovani nei gruppi dirigenti. Il vero dopo Cristo sindacale comincia anche così.

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