di CARLO VALENTINI
Ieri sera ha preparato lo zaino, come fanno i ragazzi. Solo l'essenziale, anche se il viaggio (a piedi) sarà lungo: 462 chilometri in dodici giorni. Non importa se lui ha già superato gli anta. "Matteo Renzi ci ha lasciato a piedi- dice- e io vado a piedi da lui".
Marco Mastacchi è il sindaco di Monzuno, 6.500 abitanti, sull'appennino bolognese. La sua partenza, appunto con lo zaino in spalla e dopo qualche mese di allenamento, avverrà questa mattina, davanti alla sede comunale, con quell'atmosfera paesana che ricorda i film di don Camillo. Lui ha distribuito ai concittadini il tragitto e terrà un diario sui social. Prima tappa Firenzuola (Firenze), poi Vicchio, Pratovecchio, Subbiano, e giù giù fino all'ultimo pernottamento, a Formello (Roma). Poi all'indomani l'agognata metà di Palazzo Chigi. Dopo avere attraversato 28 Comuni. Matteo Renzi si farà commuovere da tanta abnegazione e lo riceverà personalmente? Sarebbe un bel gesto.
Su Facebook, dove ha pubblicato la notizia della sua iniziativa, ha ricevuto adesioni di supporter che vorrebbero accompagnarlo. Per ora al suo fianco ci sarà solamente Alessandro Bellière, famoso podista che controllerà il ritmo dello sforzo quotidiano.
Lo scorso anno alcuni sindaci (da Nicola Lopatriello, primo cittadino di Policoro, provincia di Matera, a Luigi Lucchi, sindaco di Berceto, nel parmense) si fecero fotografare in mutande per protestare contro i tagli ai Comuni. Mastacchi preferisce cercare di attirare l'attenzione con una lunga marcia verso quel potere che, a suo dire, impone sacrifici solo in periferia.
Per la verità lui non è nuovo a gesti eclatanti. Qualche mese fa ha spento per qualche giorno i lampioni del Comune, lasciandolo al buio strade e piazze perché, sosteneva, non riusciva più a pagare l'Enel. Un gesto per il quale è finito sotto inchiesta da parte della procura di Bologna poiché la cittadina al buio era un pericolo.
Adesso la luce è tornata ma il bilancio comunale è in sofferenza a causa dei tagli e lui si mette in marcia, aspettandosi la solidarietà dei colleghi che incontrerà lungo la strada (sono previsti incontri con una ventina di sindaci di piccoli Comuni, pause per rifocillarsi ma allo stesso tempo discutere dei problemi che accomunano i primi cittadini). Dice: "I Comuni non hanno più i soldi per garantire i servizi essenziali ma intanto la spesa pubblica statale continua ad aumentare. Se in un volantino che ho distribuito ai cittadini nel 2015 scrivevo di punto di non ritorno per il nostro bilancio, quest'anno le cose non sono certo migliorate, anzi sono di assoluta attualità. Le politiche del governo pongono gli enti locali, e tra questi in particolare i piccoli Comuni, di fronte a una riduzione della capacità di spesa che li costringerà a tagliare ulteriormente e pesantemente i servizi ai cittadini. I sacrifici che i piccoli comuni italiani devono sopportare non hanno precedenti nella storia del nostro Paese e incideranno pesantemente sulla quotidianità della vita di chi vi abita".
Mastacchi si definisce un civico. In effetti è stato eletto con una lista civica (Dimmi) che nel 2009 ha (per la prima volta dal dopoguerra) tolto il comune al centrosinistra. Nel 2014 si è ripresentato ed è stato riconfermato con un successo personale: alle europee il centrosinistra aveva ottenuto il 55,2%, alle comunali è sceso al 31,6% pagando l'effetto di trascinamento di questo sindaco che parla coi concittadini anche via Twitter (dal sito del Comune).
"La gente si lamenta perché i servizi calano- dice- ma io che debbo fare? Dal 2010 i Comuni, che pure contribuiscono appena al 7,6% della spesa, hanno fatto sacrifici per 17 miliardi. E mentre i sindaci non hanno soldi per la benzina degli automezzi o la manutenzione dei beni comunali, siamo al paradosso che il debito pubblico continua a salire. Evidentemente qualcuno che continua a spendere c'è, e non sono di certo i Comuni".
Cosa dirà a Renzi, di persona o attraverso il documento che consegnerà a qualche suo rappresentante?
"Tra le tante, due questioni in primo piano: l'instabilità normativa e l'assurdità dell'accorpamento obbligatorio- risponde. - Per quanto riguarda l'instabilità normativa, il continuo cambiamento delle regole non consente ai Comuni di programmare il loro futuro, è come giocare una partita di calcio con un arbitro in campo che cambia le regole durante il gioco. Dal 2011 ad oggi sono stati emanati 67 decreti legge, circa uno al mese. Il bello è che mentre col blocco dell'indebitamento dal 2009 i Comuni hanno smesso di indebitarsi, lo Stato continua ad aumentare il debito. Vi è poi il tema delle fusioni dei Comuni. L' obbligatorietà per legge oppure l'indicazione di processi che ne sanciscono l'obbligatorietà di fatto segna un insostenibile attacco alle autonomie locali ed all'esistenza stessa dei piccoli Comuni".
462 chilometri per dar forza alla protesta. Vuole fare sapere a tutti che lui non ci sta e non è colpa sua se "i miei cittadini dovranno stare più al buio, avranno più erbacce e faranno più file agli sportelli per ottenere dei servizi. Sperando sempre che non nevichi, perché in quel caso dovranno anche spalare".
Vi è poi il fatto dei soldi tenuti in cassa ma che non si possono spendere. Spiega: "Dopo il cosiddetto 'decreto enti locali' dovremo accantonare due milioni di euro. Soldi dei cittadini che dobbiamo tenere nel salvadanaio perché fanno da garanzia allo Stato centrale".
Il sindaco, quando decise di tentare l'avventura politica, organizzò la sua lista civica, rifiutando etichette di schieramento. Ma con lui si schierò il centrodestra, che in questo modo pensava (come avvenne) di spodestare il Pd. Poi successe che, senza rinnegare il suo elettorato, egli si mise a organizzare comitati pro-Renzi quando il fiorentino si presentò alle primarie, ricevendo però una sorta di diffida dal Pd locale perché non si trattava di "un semplice cittadino elettore desideroso di prendere parte ad una competizione interna al centrosinistra, ma rappresenta il capo di una coalizione di centrodestra che governa il Comune, nei confronti della quale il Pd svolge un'azione di contrasto e di opposizione democratica".
Lui fece marcia indietro (e poi si è ricreduto su Renzi), adesso invece la marcia è verso Roma, la tappa più lunga sarà di 44 chilometri. Conclude: "Sono sereno, so di avere l'appoggio di tanta gente. L'obiettivo è proprio quello di porre davanti agli occhi dell'opinione pubblica il tema della lenta agonia degli enti locali".
Twitter: @cavalent