La nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Teatro Lirico era legata alla necessità di «tenere sotto controllo le spese» dell’ente, in passato finite abbondantemente in rosso. Con altre figure, magari di più alto profilo, quel risultato «non sarebbe stato raggiungibile».
Così avrebbe sostenuto due sere fa il sindaco Massimo Zedda durante l’interrogatorio in Procura davanti al pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Un appuntamento sollecitato dallo stesso primo cittadino dopo la chiusura dell’indagine che lo vede sotto accusa per un doppio abuso d’ufficio legato proprio all’assegnazione dell’incarico a Crivellenti (che in precedenza era stata già assunta dal Lirico nel 2008-2010 ma come semplice addetta alla biglietteria), poi ritenuto illegittimo dal Tar a novembre, e alla revoca del consigliere d’amministrazione Giorgio Baggiani (era stato nominato in extremis dall’ex sindaco Emilio Floris).
LE SPESE In tre ore e mezzo di colloquio alla presenza degli avvocati difensori Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, Zedda avrebbe sostenuto che in seguito alla manifestazione pubblica di interesse da lui stesso bandita per ricoprire il ruolo di sovrintendente, alla quale avevano partecipato 44 persone, non erano emersi a suo parere profili idonei: nessuno avrebbe avuto le capacità di assumere l’incarico. Allora, come già aveva sostenuto in altri due interrogatori col pm, aveva deciso di chiedere «a Marcella, la conoscevo e sapevo essere idonea». Anche controllabile, a quanto pare, perché il sindaco martedì ha aggiunto il particolare degli esborsi «da tenere sotto osservazione». Crivellenti in sostanza avrebbe reso conto direttamente a lui: «E le spese infatti si sono ridotte». Altri, come magari Mauro Meli (nominato a gennaio ma ancora privo di contratto), forse avrebbero agito senza rendere conto, anche e soprattutto grazie all’esperienza e a una capacità professionale ben maggiori. Il timore di Zedda però era che a quel punto i conti potessero finire fuori controllo e così pure la spesa pubblica.
IL PM Il colloquio è stato riassunto in cinque pagine di verbale. Resta da vedere se il suo contenuto sarà sufficiente a spingere il pm a chiedere l’archiviazione piuttosto che il rinvio a giudizio.
An.M.
FONTE: L’Unione Sarda
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