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“Il soccombente” di Bernhard, il romanzo terminale sulla sconfitta

Creato il 07 febbraio 2012 da Andreapomella

“Il soccombente” di Bernhard, il romanzo terminale sulla sconfittaC’è qualcosa di peggio dell’essere un talento incompreso. È l’essere un talento e imbattersi in un genio assoluto. È questo, per sommi capi, Il soccombente (Adelphi) di Thomas Bernhard. Il libro racconta l’amicizia giovanile che lega il narratore ad altri due pianisti, Wertheimer e Glenn Gould, conosciutisi studiando pianoforte al Mozarteum di Salisburgo, sotto la guida del grande Vladimir Horowitz. Di fronte al genio assoluto di Glenn Gould, gli altri due non sanno far altro che abbandonare il pianoforte, nella convinzione che o si è i migliori o non si è nulla. Ma mentre il narratore riesce in qualche modo a sopravvivere a questa rinuncia, per Wertheimer – il soccombente che dà il titolo al libro – la rinuncia all’arte rappresenta l’inizio della fine, una fine che sarà segnata da un assurdo suicidio simbolico. “Un suicidio lungamente premeditato, pensai, non un atto repentino di disperazione” si legge tra le pagine del libro. Romanzo straordinario, scritto tra il 1983 e il 1985, Il soccombente ha la costituzione di un lungo flusso di memoria e il pregio di indagare sui temi dell’ossessione per l’arte, dell’emulazione, del sentirsi addosso un talento doloroso e inesprimibile e tuttavia incapace di rivaleggiare con le vette dell’intelligenza creativa. Non penso di aver mai letto nulla di più esaustivo, completo e profondo sulla sconfitta. Una sconfitta che è congenita nell’uomo quando si pone al cospetto dell’arte assoluta.


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