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Il soccombente – Thomas Bernhard (estratto)

Creato il 26 luglio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

26 luglio 2013 Lascia un commento

Era uno che scriveva aforismi, esistono di lui innumerevoli aforismi, pensai, ma c’è da supporre che li abbia distrutti, io scrivo aforismi, diceva di continuo, pensai, è un’arte deteriore tipica di quelli che intellettualmente hanno il fiato corto, della quale hanno vissuto e vivono un certo numero di persone soprattutto in Francia, si tratta dei cosiddetti filosofi di mezza tacca che scrivono per i comodini da notte delle infermiere, potrei anche chiamarli filosofi da almanacco, gente che scrive cose che vanno bene per tutti e le cui massime, con l’andar del tempo, troveremo affisse alle pareti di ogni sala d’aspetto dei nostri medici. I cosiddetti aforismi negativi sono altrettanto repellenti dei cosiddetti aforismi positivi. Eppure non sono riuscito a togliermi questa abitudine di scrivere aforismi, in verità temo proprio di averne ormai scritti a milioni, così diceva, pensai, e faccio bene a procedere alla loro distruzione, perché non intendo veder un giorno tappezzate coi miei aforismi, come con Goethe, Lichtenberg e compagni, le pareti delle camere d’ospedale o delle sacrestie, così diceva, pensai.
Siccome non sono nato per essere filosofo, mi sono trasformato, devo dire non del tutto inconsapevolmente, in un autore di aforismi, in uno di quei repellenti compagni di strada dei filosofi come ce n’è a migliaia, così diceva, pensai. Si tratta di imbrogliare l’umanità intera con piccolissime trovate che mirano a effetti grandiosi, così diceva, pensai. In sostanza non sono altro che un pericolo pubblico, uno di quegli autori di aforismi che nella loro sconfinata impudenza e inguaribile sfacciataggine si confondono tra i filosofi come i cervi volanti tra i cervi, così diceva, pensai.

Se smettiamo di bere moriamo di sete, se smettiamo di mangiare moriamo di ame, diceva, da sentenze di tal fatta hanno origine tutti gli aforismi, può averli scritti perfino Novalis, anche Novalis ha detto un mucchio di sciocchezze, così lui, pensai. Nel deserto aneliamo all’acqua, suonano all’incirca le massime di Pascal, così lui, pensai. A essere esatti, dei più grandi progetti filosofici quello che rimane a noi non è altro che un misero retrogusto aforistico, così diceva, pensai, quale che sia la filosofia e chiunque sia il filosofo di cui ci stiamo occupando, tutto si riduce in briciole quando li affrontiamo con tutte le facoltà di cui siamo dotati, ossia con tutti i nostri strumenti intellettuali, così diceva, pensai. Io passo il mio tempo a parlare delle scienze dello spirito e non so neppure che cosa siano queste scienze dello spirito, non ne ho la minima idea, così diceva, pensai, parlo della filosofia e non ho la minima idea della filosofia, parlo dell’esistenza e non ho la minima idea dell’esistenza, diceva. Il nostro punto di partenza è sempre lo stesso, non sappiamo mai niente di niente, non c’è niente di cui abbiamo un’idea sia pur minima, così diceva, pensai. Non appena esaminiamo un argomento qualsiasi, rischiamo di soffocare nell’enorme quantità di materiale che in ogni campo è a nostra disposizione, la verità è questa, così diceva, pensai. E pur sapendo tutto ciò, riesaminiamo continuamente da capo i nostri cosiddetti problemi intellettuali e ci lasciamo sedurre da un’idea impossibile: creare un prodotto intellettuale.
Questa sì che è follia! così lui, pensai. Fondamentalmente siamo capaci di qualsiasi cosa, e altrettanto fondamentalmente siamo destinati a fallire in ogni cosa, così diceva, pensai. A un’unica frase ben riuscita sono stati ridotti i nostri grandi filosofi e i nostri massimi poeti, così diceva, pensai, la verità è questa, spesso ricordiamo solamente una cosiddetta tonalità filosofica, non ricordiamo nient’altro, così diceva, pensai.
Noi studiamo un’opera colossale, l’opera di Kant per esempio, e col passare del tempo essa si riduce alle piccole pensate di un filosofo della Prussia orientale chiamato Kant, e quindi tra il lusco e il brusco della sua opera non rimane nient’altro che un mondo estremamente vago che suscita in noi, come qualsiasi altro, un senso di desolante inermità, così diceva, pensai. Di ciò che voleva essere un mondo colossale è rimasto un ridicolo dettaglio, così diceva, pensai, come capita con tutte le cose. La cosiddetta grandezza è diventata alla fin fine a tal punto ridicola e meschina che non suscita in noi nient’altro che un senso di pena. A voler ben guardare, anche Shakespeare si riduce per noi a un essere ridicolo, così diceva, pensai. Da tempo gli dèi ci appaiono soltanto come figure barbute dipinte sulle brocche di birra, così diceva, pensai. Ad ammirarli son rimasti gli stupidi, così diceva, pensai. Il cosiddetto uomo d’ingegno si consuma in un’opera che egli reputa epocale, eppure alla fine si è solo reso ridicolo, può chiamarsi Schopenhauer o Nietzsche, non ha alcuna importanza, può essere stato Kleist o Voltaire, ciò che abbiamo di fronte a noi è solo un pover’uomo, un essere pietoso che ha abusato della propria mente e operato in sé una reductio ad absurdum. Un povero essere travolto e superato dalla storia.
I grandi pensatori li abbiamo ingabbiati nelle nostre librerie, da dove essi, condannati al ridicolo per sempre, ci guardano con gli occhi sbarrati, così diceva, pensai. Notte e giorno io sento il lamento dei grandi pensatori che sono stati rinchiusi nelle nostre librerie, quei ridicoli grandi spiriti ormai ridotti come mummie sotto vetro, così diceva, pensai. è tutta gente che ha violato la natura, diceva, ma il delitto capitale lo hanno commesso contro lo spirito, è per questo che vengono puniti e da noi ficcati per sempre nelle nostre librerie.
Perché in queste librerie soffocano, la verità è questa. Le nostre biblioteche sono in un certo senso istituti di pena dove noi abbiamo rinchiuso i nostri grandi spiriti, naturalmente Kant in una cella singola e così Nietzsche, Schopenhauer, Pascal, Voltaire, Montaigne, i grandissimi nelle celle singole e gli altri nei cameroni, ma tutti per sempre e in eterno, mio caro, per tutti i tempi e all’infinito, la verità è questa. E guai se uno di questi uomini che hanno commesso un delitto capitale si dà alla fuga e scappa, subito viene per così dire impacchettato e reso ridicolo, la verità è questa.
L’umanità è in grado di difendersi da questi cosiddetti grandi spiriti, così diceva, pensai. Dovunque si presenti lo spirito, subito viene impacchettato e ingabbiato, e ovviamente subito bollato come spirito malefico, così diceva, pensai, e intanto osservavo il soffitto della sala. Comunque è tutto assurdo quello che diciamo, così diceva, pensai, qualsiasi cosa veniamo dicendo è assurda e l’intera nostra vita è di una assurdità davvero unica.
Questo l’ho capito molto presto, non appena ho incominciato a pensare ho subito capito che tutto quello che diciamo è assurdo, ma ugualmente assurdo è tutto quello che ci viene detto dagli altri, come del resto ogni cosa che viene detta in generale, finora a questo mondo sono state dette soltanto cose assurde e, così diceva, in effetti e com’è ovvio sono anche state scritte solo cose assurde, tutte le opere scritte in nostro possesso sono assurde perché non potevano essere altro che assurde, come la storia dimostra, così diceva, pensai.
Alla fine ho trovato riparo nell’idea di diventare un autore di aforismi, diceva, e in effetti una volta a della gente che mi chiese quale fosse la mia professione, così lui, io risposi che ero un autore di aforismi.
Ma quelli come al solito non compresero quello che io intendevo dire, gli altri non mi comprendono mai quando dico qualcosa, perché quando dico qualcosa ciò non significa affatto che io abbia detto ciò che ho detto, così diceva, pensai. Io dico una cosa, così diceva, pensai, e dico anche una cosa completamente diversa, perciò la mia vita l’ho tutta passata in mezzo ai malintesi, in mezzo ai malintesi e nient’altro, così diceva, pensai. A voler essere precisi, noi veniamo in effetti generati in mezzo ai malintesi, e fintanto che esistiamo da questi malintesi non riusciamo a tirarci fuori, possiamo sforzarci e far di tutto per tirarcene fuori, ma non serve a nulla.
Però questa osservazione è alla portata di tutti, così diceva, pensai, dato che ogni persona dice continuamente delle cose che vengono fraintese, sicché in verità questo è l’unico punto su cui tutti concordano, così diceva, pensai. Un malinteso ci fa venire al mondo, in questo mondo di malintesi che ci tocca sopportare come un mondo costituito da innumerevoli malintesi e che poi abbandoniamo con un unico, grande malinteso, giacché la morte è il malinteso più grande di tutti, così lui, pensai. Il padre e la madre di Wertheimer erano entrambi piccoli di statura, lui, Wertheimer, era più alto dei suoi genitori, pensai. Era quel che si dice un uomo prestante, pensai.


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