Magazine Diario personale

Il soffitto di cristallo

Da Pdc @pezzodicuore
Il soffitto di cristalloIeri mentre vendevo le torte a scuola parlavo con un'ex collega di tanti anni fa che ha abbandonato il lavoro in azienda ricercando un impiego nel settore pubblico ed ha fatto la seguente affermazione: Sai stavo fuori casa tutto il giorno, mica volevo fare come quelle che scelgono la carriera e poi i figli manco le riconoscono, ho scelto di dedicarmi a loro.Di solito la parte acida di me risponderebbe sai com'è, io invece ho scelto di dargli da mangiare, ma ho soprasseduto che la priorità era la raccolta fondi. Ma il pensiero non mi ha abbandonato, soprattutto perché ho ripensato alle dichiarazioni recenti di Farage e mi sono detta che alla fine sono rovesci delle stesse medaglie, dire che una donna che lavora ed ha figli li trascura e che una donna che lavora ed ha figli al lavoro vale meno di un uomo. Si potrebbe semplificare in cornuta e mazziata e mazziata da più parti, mazziata sia dagli amici  che dai nemici.
Sia chiaro, sono una persona concreta, rifuggo demagogia e frasi fatte e so essere oggettiva.Se la vediamo così, nuda e cruda, sicuramente io ho dedicato a mio figlio meno tempo di chi lavora part time o non lavora fuori casa e sicuramente io quando ho partorito non ero in ufficio come può fare qualsiasi uomo mentre la sua donna sta partorendo, sono dati di fatto; tuttavia l'idea che la qualità della maternità e del lavoro dipendano solo dai minuti di occupazione fisica delle postazioni mi sembra alquanto riduttiva.
Naturalmente è pieno di casi estremi. Ricordo una collega che incinta del secondo figlio prese la maternità anticipata perché il primo non dormiva mai e perché così le faceva meno fatica il trasloco. Pessimo esempio, no? Ma probabilmente se fosse stata un uomo non avrebbe potuto partorire, ma avrebbe fatto come quell'altro collega che per far vedere che faceva gli straordinari scriveva le mail di giorno e poi le spediva di sera quando tutti erano usciti. Non è che la disonestà sia prerogativa solo di coloro alle quali si rompono le acque.
Ammetto che questi pregiudizi mi deprimono, mi deprime notare che come i gamberi si fa un passo avanti e tre indietro, che non c'è mai un'evoluzione reale in un mondo in cui tutto è virtuale, ma ancora diamo valore al fatto che si stia fisicamente sulla sedia, come svariati anni fa.
Poi non sopporto l'ipocrisia a cui sono costrette molte donne, al fatto che spesso ci si aspetti che una donna si debba giustificare se è felice della propria carriera, perché è come se non se lo meritasse appieno.Personalmente ho fatto carriera (e poi l'ho anche persa, capita, si cade e ci si rialza) per una serie composita di motivi in cui ci sta anche l'ambizione e la capacità di sacrificio, perché ho spesso voluto molto e per quel molto ho dato l'anima. E non ne faccio una questione di superiorità o inferiorità con quella che ha scelto di lavorare alle poste per arrivare a casa alle 2 del pomeriggio, perciò non tollero di essere giudicata negativamente come madre, solo perché mi sono sbattuta di più per ricoprire entrambe i ruoli. Tutto sommato mi verrebbe facile rispondere fai presto a dirlo, tu, evidentemente avevi qualcuno che vi manteneva entrambi, perché vi garantisco che con un lavoro da 4 ore al giorno e basta a fine mese tutti quanti non ci si arriva.Ma non mi nascondo dietro ad un motivo valido per il mio impegno e determinazione a riuscire nel mio lavoro. Io sono fatta così, la Ciccina mi ha ricordato tempo fa di quel giorno che mi ha scritto una mail chiedendomi se le davo una mano con una traduzione ed io le ho risposto che non sapevo se facevo in tempo a finirla perché mi sa che ho le contrazioni ed il giorno dopo infatti Piezz'e Core era nato. Non sono migliore o peggiore di nessuno, sono io, che ammetto che stare sempre a casa appena partorito era una palla unica ed anche se ero sola come un cane sempre perché nessuno mi aiutava, però mi avanzava anche del tempo e riuscivo a lavorare, uscire e stare al telefono. Ma se un'altra si immerge nella maternità e si dimentica del resto del mondo va bene uguale, è la sua vita, a me cosa cambia?
Tornando al tema del lavoro è chiaro che le distrazioni familiari influenzano di più noi donne sul lavoro, spesso per questioni inevitabili (la pancia ce l'abbiamo noi, non i maschi) o per fattori culturali legati all'organizzazione familiare ed all'accudimento. Ovvio che non si può volere tutto a prescindere e che non si può pretendere di avere ovunque il 100% delle possibilità se non si è in grado di ricambiare.Però si possono mediare le varie istanze, si può stabilire una scala di priorità e di necessità imprescindibili e soprattutto si dovrebbe poter dare il proprio massimo che spesso è quello che fa la differenza.Io so di non avere la disponibilità di tempo di quasi tutti i miei colleghi maschi e di molte mie colleghe femmine, dormire fuori per lavoro per me non può essere un'abitudine regolare, se posso pranzo con mio figlio tutti i giorni ed alla sera cerco di tornare ad un orario decente. Inutile che io aspiri ad una carriera in cui devo viaggiare e garantire la presenza ad oltranza, ne sono consapevole ed in questo sono realista.Sono disponibile alla mediazione in virtù delle mie scelte, perché lavorare e fare la madre da sola contemporaneamente sono mie scelte, non scelte altrui che ho subito.Ciò però non fa di me una madre peggiore di una che sta a casa tutti i pomeriggi, né una manager peggiore di chi si ferma sempre fino alle 8 in ufficio. Mi sembra un tipo di pensiero, quello opposto, davvero retrogrado e preclusivo di ogni speranza di uscire dalla crisi che ci attanaglia senza esclusione di colpi.Sopravvive la specie che si adatta ed il marito che porta a casa la pagnotta e la moglie che lo aspetta ai fornelli dovrebbe essere una possibilità tra le tante, non invece ancora un modello a cui tendere.

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