È nato a L’Aquila nel 1985. Laureato in Culture per la Comunicazione, è un grande appassionato di letteratura storica e fantastica. Il suo romanzo preferito è Il giovane Holden di J. D. Salinger, la sua scrittrice preferita è Anne Rice. È un grande appassionato di anime e manga, nonché di serie televisive americane. Con questo suo primo romanzo, Il silenzio di Lenth, spera di riuscire a creare un mondo e una storia fuori dal comune.
Titolo: Il sogno della bella addormentata
Autore: Luca Centi (Traduttore://)
Serie: //
Edito da: Piemme (Collana: Freeway)
Prezzo: 16,50 €
Genere: Narrativa, Fantasy
Pagine: 252 p.
Voto:
Trama: Nella Londra di fine Ottocento, Talia si muove silenziosa come un gatto e scaltra come una volpe. È molto giovane e molto bella, il che è un indubbio vantaggio nell’esercizio della sua professione, la ladra. Talia però non ruba di tutto, vuole impossessarsi solo di sette oggetti dalla misteriosa funzione, chiamati i Sette Peccati. E lo fa per un motivo particolare: glielo ha chiesto il padre sul letto di morte. Fra nebbie e vapori, indizi e vestiti da ballo, e contando solo sull’aiuto di due assistenti fedelissimi, Madame Vivienne e Archie, Talia farà di tutto per esaudire l’ultimo desiderio di suo padre. Lungo il cammino, fatto di insidie, minacce, ma anche di nuovi amori, la ragazza farà luce sul mistero che avvolge i Sette Peccati. Ma la soluzione dell’enigma si dimostrerà tanto sconvolgente quanto raccapricciante, nascosta com’è dentro una teca di cristallo.
Recensione
di Cerridwen
Giace bella su petali di rosa,
Chi la disprezza e chi la cerca senza posa,
Del passato un uomo, dai Sette Peccati,
Che attendono solo di esser mondati.
Il sogno della bella addormentata è il secondo romanzo firmato Luca Centi e nonostante un incipit suggestivo e una splendida illustrazione di copertina non mantiene tutto quello che promette. Abbiamo un’eroina intraprendente per la quale non è difficile provare empatia e una storia che ha dell’irreale e del fiabesco ma nessuno di questi due elementi sembra essere stato utilizzato al massimo delle sue potenzialità.
La quest ideata e costruita dall’autore, peraltro con una certa abilità, cattura l’attenzione fin dalle prime pagine ma non pone nessun serio ostacolo nel corso del cammino della protagonista. Da questo punto di vista il romanzo manca di suspense perché fa apparire tutto fin troppo facile. Una lieve sensazione di pericolo, magari appena accennato, avrebbe infatti donato alla vicenda un’aurea gotica più marcata e che non avrebbe affatto stonato con il tono generale del romanzo.
La caratterizzazione dei personaggi è buona ma non eccezionale. La figura di Talia, per esempio, non spicca per originalità e, nonostante un approfondimento psicologico abbastanza curato, scivola molto spesso nello stereotipo. La sua forza di volontà mista ad un irresistibile anelito all’indipendenza ne fa comunque un personaggio singolare. Qualche sfumatura in più, in questo carattere così impetuoso e ribelle però avrebbe sicuramente giovato.
I personaggi secondari, al contrario, appaiono assai meglio definiti: Madame Vivienne, la governante chiacchierona e Archie il cocchiere convincono e divertono.
Nicholas Gray è un personaggio intrigante al punto giusto e l’evolversi del suo rapporto con Talia è delineato piuttosto bene: i loro scambi di battute, infatti, sono notevoli.
La trama del romanzo è estremamente semplice così come lo stile adottato dall’autore per raccontarla. L’incipit è piuttosto intrigante ma la storia non decolla subito. Superato lo scoglio costituito da un certo numero di capitoli di carattere introduttivo, il ritmo si fa più incalzante. I colpi di scena arricchiscono la narrazione, che rimane agevole seppur davvero coinvolgente soltanto a tratti. Alcune scene conservano un delicato tocco poetico e contribuiscono ad enfatizzare quella sensazione quasi profetica che si respira fin dalle prime pagine ma è possibile riscontrare una certa banalità nei dialoghi.
Uno degli aspetti piacevoli del romanzo è rappresentato dalla rievocazione delle atmosfere della Londra di metà ottocento ma anche qui si sente la mancanza di un più studiato lavoro descrittivo.
I difetti finora elencati, tuttavia, vengono in qualche modo offuscati dal sorprendente finale che chiude questa curiosa vicenda fatta di misteri da svelare, segreti inconfessabili e sentimenti proibiti.
È difficile capire a quale genere appartenga questo romanzo. Non si tratta di uno steampunk puro, anche se ne conserva alcune caratteristiche e ovviamente non è un romanzo storico. Sembra quasi una fiaba – ed il riferimento alla bella addormentata del titolo non è infatti un caso – ma fiaba non si può definire. Forse è semplicemente una riuscita miscela dei tre generi che, a sorpresa, non stridono affatto fra loro.
Il sogno della bella addormentata è, in sintesi, un romanzo gradevole, adatto soprattutto ad un pubblico di giovani lettori.