Confessioni anarchiche di marzo.
Confesso che l'argomento di questo post è in controtedenza al clima psicologico di questi ultimi tempi ed anche un po' irriverente utilizzare la parola "sogno".
Spesso la disoccupazione fa rima con disperazione non c'entra niente col sogno. Siamo tutti individui adulti, dobbiamo mantenerci, mantenere una famiglia, però ecco quello che possiamo fare da disoccupati.
Possiamo affacciarci e guardare le stelle, contarle fino allo sfinimento; prendere un appuntamento da un medico, un dentista senza limiti, qualunque giorno va bene; possiamo governare e curare la nostra casa, fare da mangiare come cuochi; possiamo andare al cinema di pomeriggio, quando costa meno; possiamo andare in giro senza una meta e correre dietro alle sottane delle donne, se si profila un'occasione non dobbiamo rinunciarvi, possiamo dilatare il tempo, nessuno ci aspetta, non abbiamo nessun obbligo; se ci va possiamo anche vivere di notte, cancellare la mattina, che è così triste, fredda; in alternativa possiamo anche alzarci prestissimo la mattina, fare jogging; possiamo dedicarci ai nostri figli, fargli fare i compiti, andare a prenderli a scuola; possiamo occuparci anche dello stato dell'automobile, lavarla a mano; possiamo chiuderci giornate in biblioteca o nei supermercati ed infine...ogni tanto per non sentire il senso di colpa verso i nostri simile cercare lavoro.
....Fin quando il sogno s'interromperà. S'interromperà. I soldi finiscono e comincerà l' Inferno (o la vita, se preferite). Ma bene o male qualcosa di straordinario abbiamo vissuto e non potremo mai raccontare la nostra soddisfazione, perché il copione dell' inferno ci vuole preoccupati e depressi. Ma nell'atroce sofferenza, il nostro habitat della vita nella quale siamo scagliati, ci siamo comunque persi nella nuvola rosea di un sogno. Poi i doveri chiamano, puntano la pistola e minacciano. La scelta è poi quella se farsi uccidere o sopravvivere.