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Anna si svegliò all'improvviso, senza un motivo preciso, con la sensazione che quello che lei ormai chiamava il suo incubo stesse ritornando. Era presto, molto presto per alzarsi, ma lei capì subito che non ci sarebbe stato verso di riaddormentarsi. Si sentiva quasi soffocare e non ne trovava il motivo. Le sembrava di essere prigioniera di qualcosa che non sapeva definire, che in realtà forse non esisteva.
Conosceva bene quelle sensazioni, quel nodo alla gola che la stringeva lo aveva sentito molte volte ed aveva imparato a conviverci per un tempo lunghissimo.
Ne aveva parlato solo con le pochissime persone di cui sapeva potersi fidare ciecamente ed il resto del mondo non lo immaginava nemmeno. Non era stato facile ma lei ce l'aveva fatta a non mostrarlo e, tutto sommato, ne era orgogliosamente felice.
Si alzò stiracchiandosi ed automaticamente si preparò il primo caffè della giornata, quello che per lei era "sacro" ormai perchè sorbito con i suoi pensieri, senza compagnia, sola con il suo mondo.
Mentre l'aroma del caffè inondava la stanza, lei cominciò a divagare con la mente, un po' per abitudine ed un po' per la necessità di rimettere in ordine i tasselli della sua vita.
Lo faceva spesso perchè era un'istintiva e si trovava quindi nella condizione di dover sistemare poi gli avvenimenti che la riguardavano, per dare un senso compiuto al tutto.
Era un po' come fare un bilancio dove non si butta via nulla e tutto concorre a vedere l'utilità nell'insieme.
Realizzò che di cose ne erano successe tante, tutte insieme e molto velocemente, troppo velocemente forse anche per lei che amava le sensazioni forti, quelle che provocano la scarica di adrenalina e la facevano sentire più viva che mai. Molto più viva di quando era più giovane, molto più coinvolta perchè adesso aveva l'esperienza del suo vissuto e la consapevolezza della maturità la portava a godere tutte quelle sensazioni trovate e ritrovate che rappresentavano per lei il vivere.
Era senza dubbio il periodo migliore della sua vita eppure in fondo in fondo, ne aveva un po' paura.
Paura che finisse, che le sfuggisse via dalle mani come fanno le farfalle, lasciando sulle dita quella polverina colorata che, le avevano fatto credere, era ciò che permetteva alle farfalle di volare.
Anna non voleva perdere nemmeno un po' della sua polverina, non voleva smettere di volare.
Per tutta la vita aveva desiderato tanto di poterlo fare e adesso aveva timore di non farcela perchè a volte le sembrava impossibile che fosse proprio lei ad essere così completamente avvolta e coinvolta.
Ripensò ai tanti momenti bui della sua vita, quando si era trovata sola a dover lottare per ottenere la sua libertà, a mantenere vive le sue passioni e conciliare il tutto con la quotidianità difficile che aveva in cui tutti si aspettavano qualcosa da lei. Non un semplice qualcosa, sia chiaro, ma uno specifico comportamento, che molto spesso non coincideva con ciò che lei avrebbe voluto avere d'istinto.
Anna aveva fatto appello a tutta la sua forza di volontà per far sì che nessuno fosse deluso, non sapeva ancora che in ogni caso qualcuno avrebbe avuto da ridire e commentare per mera pochezza mentale.
Aveva cercato con tutte le sue forze di continuare a mantenere libera la sua mente da inutili sovrastrutture e nel contempo rientrare in quella che gli altri chiamavano normalità e così cominciò a sentirsi pian piano soffocare nella mediocrità. Lei non accettava di essere così, lo capì subito ed agì di conseguenza.
Continuò a mantenere viva la sua immensa curiosità per tutto ciò che la circondava e iniziò a cercare rapporti umani al di fuori di quella cerchia di persone ristrette mentalmente che tentavano di impedire il suo volo.
Non era stato facile sopportare il senso di oppressione che gli altri le davano, ma la sua forza di volontà sembrava aumentare in modo esponenziale.
Tutti le dicevano che aveva un carattere forte, ma nessuno vedeva i suoi momenti no, le sue lacrime e le sue paure e, soprattutto, il suo senso di solitudine. In alcuni momenti le era parso impossibile farcela a continuare nel suo progetto, non ne vedeva il ritorno e si lasciava prendere dallo sconforto.
Poi era successo tutto all'improvviso e lei finalmente si rese conto che ciò che si fa nella vita ha un riscontro, prima o poi, magari con tempi diversi da quelli che ci si aspetta.
Anna continuò nel suo divagare, ma ora sentiva che il nodo di paura si stava sciogliendo lentamente e lasciava di nuovo spazio al suo entusiasmo, al suo voler volare sempre più in alto.
Lo aveva voluto tanto, era sempre stata la sua massima aspirazione, aveva lottato per arrivarci e adesso si rendeva conto che doveva soltanto lasciarsi andare e vivere tutto ciò che le veniva finalmente offerto sul piatto dalla vita. Un piatto ricco di cose bellissime, emozionanti e tanto forti da sembrare a volte difficili da gestire.
Certo, avrebbe preferito averle prima, ma aveva il dovere ed il diritto di non rifiutarle proprio perchè aspettate per un tempo che le era spesso sembrato lunghissimo.
Il caffè, nel frattempo, era quasi freddo ed Anna lo bevve d'un fiato, amaro come piaceva a lei perchè ne poteva apprezzare tutto il gusto, come la vita, pensò. Cammini e corri per arrivare alla tua dimensione ed ogni strada che imbocchi sembra allontanarti dai tuoi sogni, finchè non ne trovi una, l'unica che ti hanno lasciato.
E ti rendi conto che quella sola puoi percorrere non solo perchè non ha deviazioni, ma soprattutto perchè non vuoi fermarti e tornare indietro.
Anna si sentì molto più tranquilla, anzi felice di poter andare avanti per quella strada unica e bellissima che le si snodava davanti. Sapeva di non essere più da sola a farlo.
Era come camminare in un mondo a parte che le apparteneva da sempre, in un'altra, alta dimensione che era da sempre il suo sogno, che qualcun altro condivideva e per cui avrebbe saputo combattere.
L'incubo era finito, rimaneva solo la realtà del sogno.