Magazine Cultura

Il Sogno di Beppe Fiorello: un Viaggio tra Struggenti Ricordi e Canzoni Leggendarie

Creato il 22 febbraio 2016 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Il Sogno di Beppe Fiorello: un Viaggio tra Struggenti Ricordi e Canzoni Leggendarie

Spettacolo campione d'incassi nel 2013 e 2014, ha fatto tappa al Teatro Novelli di Rimini l'attesissimo Penso che un sogno così... di Giuseppe Fiorello con la regia di Giampiero Solari.

Un binomio ormai inscindibile, quello tra l'autore-regista ed i fratelli Fiorello: dopo aver firmato, per Rosario, le fortunate edizioni degli show televisivi Stasera pago io, Stasera pago io... Revolution e la supervisione de Il più grande spettacolo dopo il weekend, sono arrivati i successi teatrali de L'ora del Rosario, tuttora in giro per le sale di mezza Europa, e, con Beppe, l'interminabile tournée di questo one man show.

Un successo annunciato, per lo spettacolo-tributo a Domenico Modugno, nato da un'idea geniale e profondamente autobiografica: quella di mettere in scena un dialogo a tre tra l'attore, l'amato padre, scomparso prematuramente quando Beppe era appena ventenne, ed il grande Mister Volare.

E papà Nicola appare subito, sul palco, ritratto in una foto degli anni '70: "Era giovane e bello, con due baffetti da moschettiere, un viso furbo e simpatico, i capelli color petrolio, due occhi belli, vivi, pieni di speranza, e una voce unica... poi cantava, cantava sempre, per tutti. "Che voce!", commentavano in paese. Questo ragazzo del Sud era mio padre".

L'infanzia di Beppe, ragazzino timido ed introverso, ultimo di quattro figli, la Sicilia, sullo sfondo, con le sue abitudini, le facce, i personaggi e soprattutto la musica, come filo conduttore del racconto: "Dal mio paese a casa di mia nonna, dove trascorrevamo le vacanze, c'erano 60 km. Mio padre ci impiegava cinque ore. La colonna sonora era La lontananza, che mio padre interpretava allargando le braccia, come usava fare Mimmo... ed a costo persino di staccare le braccia dal volante!".

Una sovrapposizione, quella tra papà Fiorello, brigadiere della Guardia di Finanza, cantante per hobby ed il suo idolo Modugno, azzeccata sin dall'aspetto fisico, dalle movenze, dall'esuberanza caratteriale ("Modugno aveva il fuoco dentro, voleva partire contro tutto e contro tutti"); resa ancor più suggestiva dal curioso vezzo del leggendario Mimmo di incarnare il siciliano, imitandone il timbro di voce, come suggerito dai produttori discografici: un vero tormentone dell'epoca.

E poi, tantissime canzoni, eseguite dal vivo dai bravissimi Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma: da Vecchio frack ad Amara terra mia, da Meraviglioso a Lu Pisce spada, da Lu grillu e la luna alla bellissima Che cosa sono le nuvole, scritta da Pier Paolo Pasolini e Modugno e tratta dall'omonimo film, un pezzo di Italia di fine anni '60 celebrata con l'immagine dello scrittore proiettata sullo schermo del Novelli.

Non manca una toccante interpretazione di E vui durmiti ancora, struggente ricordo delle serenate del paese eseguite dalla bella voce di papà Fiorello ("Col rischio, però, che le ragazze si innamorassero di mio padre, anziché del loro promesso sposo"), e l'attesa Nel blu dipinto di blu: "Mimmo non poteva sapere che quella canzone, in pochi attimi, aveva cambiato le sorti di un Paese intero, e non poteva nemmeno sapere quanto sarebbe stato importante per la mia vita l'uomo che l'aveva cantata".

In mezzo, come detto, la straordinaria performance di Beppe Fiorello, su un testo intimista, scritto a quattro mani con Vittorio Moroni e l'impressione, rara, di assistere alla preziosa introspezione di un artista consacrato, ad una pausa di riflessione necessaria, ad una vera liberazione emotiva.

Una "missione" spiegata sul palco del teatro riminese: "Penso che un sogno così io l'ho sempre avuto dentro di me, ed è proprio questo: un bel teatro, un pubblico, un palcoscenico, una storia da raccontare...".

Un omaggio che ha commosso il pubblico, a tratti incantato dalla splendida atmosfera creatasi in sala, un pubblico rimasto particolarmente colpito dalle doti canore di Beppe e dalla sua matura poliedricità e ritrovatosi a suo agio persino nel cogliere le numerose battute in dialetto siciliano fatte dall'artista.

Con un finale che ha regalato sprazzi di comicità, con i racconti degli esordi romagnoli dell'artista, e un graditissimo bis sulle note di Nel blu dipinto di blu, si chiude uno spettacolo che, dovesse arrivare dalle vostre parti, vi consigliamo assolutamente di vedere.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :