Perché qui non c'è solo il padre di un diverso modo di fare agricoltura, il fondatore della prima cooperativa del biologico, il precursore di scelte che oggi ci è facile fare anche tra gli scaffali di un supermercato. Qui c'è l'uomo che ha deciso di diventare contadino, in anni in cui solo la parola era una sorta di insulto, che ha scelto di tornare alla terra quando tutti ne scappavano. C'è il mistico che nella natura ha intuito significati riposti, l'archeologo che in Terra Santa ha cercato la verità della Bibbia. C'è l'intellettuale presumibilmente allergico a questa parola, e che pure a me pare che a questa parola restituisca significato pieno, lui che ha restituito a nuova vita un monastero abbandonato, facendone luogo di silenzio, ma anche di incontro, frequentato da personaggi come Guido Ceronetti, Sergio Quinzio, Massimo Cacciari, Alex Langer.
E c'è il sognatore, soprattutto il sognatore. Perché questo di Massimo Orlandi è in effetti un libro su un sogno.
Un libro che ci si insegna che ai sogni non solo è possibile, ma anche necessario dare gambe, per metterli in cammino nella realtà dei giorni. Sogni come le zolle di terra da cui spunta il nuovo grano.