- I Gatti Persiani – 2010 – ♥♥ e 1\2 -
di
Bahman Ghobadi
C’è una Teheran nascosta in un Iran che vieta cose che da noi sembrano normali come formare una rock band o far cantare una donna all’ interno di esso. Ghobadi è proprio questo mondo underground che mostra nel suo film, utilizzando lui stesso metodi clandestini, una videocamera digitale (in barba all’ attrezzatura in pellicola che è tutta di dominio statale) e talvolta comprando il favore degli agenti regalando i dvd pirata dei suoi precedenti film. I protagonisti sono Ashkan e Negar, un ragazzo e una ragazza che covano il sogno di fuggire dall’ Iran per “vendere” il loro progetto di gruppo musicale in Europa. Ma per fare tutto questo avranno bisogno di passaporti e visti falsi e soprattutto di trovare i restanti membri della band che avranno il coraggio di affrontare con loro questa impresa clandestina. E da qui che si snoderà un vero e proprio viaggio musicale colmo di contraddizioni : quelle messe in atto dalla passione musicale e dalle restrizioni del regime iraniano, esattamente come le canzoni dei Gatti Persiani tutte che narrano quelle stesse contraddizioni che la Politica del loro paese mette in atto. Il film è soprattutto una docufiction musicale su tutto questo ma con i limiti di chi ha dovuto girare tutto in sole tre settimane riesce ad esprimere la condizione di tutti coloro che sono perseguitati solamente perchè volenterosi ad esprimere qualsiasi forma di libertà, come in questo caso può essere la musica. Il film ha trionfato al circuito parallelo del festival di Cannes (Un Certain Regard) e deve gran parte della sua notorietà alle vicende della sceneggiatrice e compagna del regista Roxana Saberi, accusata di spionaggio a favore degli Stati Uniti dal governo Iraniano e rilasciata giusto in tempo per il celebre festival francese. I Gatti Persiani è un’ opera dai connotati prevalentemente politici che evidenzia a tratti enfatizzati come la rigidità di un governo non potrà mai sopprimere del tutto la voglia di cambiamento e libertà che i giovani hanno dentro di sè e la loro voglia di comunicare tutto questo all’ esterno. La priorità viene data soprattutto alla musica che sembra per Ghobadi la giusta medicina a tutte le aspettative disilluse giovanili, mentre al contrario il film da poco spazio alle repressioni della polizia o degli organi governativi statali. Preferisce quindi porre un accento spiccato sulle contraddizioni visive tra la forza della musica, le molte abitudini decisamente occidentalizzate della popolazione iraniana e l’ oppressione dell’ integralismo religioso. Ha la pecca di apparire a volte forse troppo videoclip e poco film (una mancanza consistente della distrubuzione italiana è quella di non aver sottotitolato tutte le canzoni eseguite durante il film ma solamente uno dei brani dai ritmi rappeggianti). Il finale è un punto interrogativo a metà tra il tragico e lo speranzoso sul futuro di un paese dalle enormi contraddizioni. Un piccolo grande film notevole più per il suo messaggio che dal punto di vista tecnico-stilistico.
( Suonare clandestinamente)
( Filmare clandestinamente)
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