L’asticella oggi era troppo alta. Il livello alzato da un fantascientifico Brasile era troppo difficile da eguagliare per i nostri ragazzi. Gli 006 in azzurro, questa sera, non hanno avuto licenza di uccidere. Di fronte ai fabolosi hanno dovuto chinare il capo. Mestamente. Ancora una volta. Continua la maledizione. Prosegue la striscia negativa contro i verdeoro nel torneo a cinque cerchi: mai riusciti a sconfiggerli durante un’Olimpiade! Per la terza volta mandati a casa da loro. Ci si sperava, ci si credeva, sognavamo che fosse la volta buona. Dopo aver sconfitto i campioni uscenti degli Stati Uniti con una prestazione maiuscola sembrava che questa squadra potesse andare lontana. Verso il paradiso. Verso l’atto conclusivo da cui manchiamo ormai a otto anni. Niente da fare. Il pesante 3 a 0 (25-21; 25-12; 25-21) incassato ci spezza le gambe, distrugge tutte le certezze della ciurma di Berruto e la condanna a sfidare la Bulgaria per cercare di strappare almeno un bronzo: quella medaglia che era l’obiettivo prima della partenza. Appuntamento a domenica. Per metterci al collo un alloro comunque meritato. Per vendicare il quarto posto di Atene quando uscimmo sconfitti dalla Russia. I verdeoro volano a giocarsi l’oro proprio contro la Russia che ha sconfitto con qualche patema la Polonia per 3-1.
Se i sudamericani erano sembrati un po’ sottotono durante l’avvicinamento all’appuntamento clou, oggi hanno fatto capire che erano solo delle finte. Se anche loro avevano preferito allenarsi durante l’estate, stasera ha mostrato che non ce n’è per nessuno. Un dominio incontrastato. Undici anni di successi, di vittorie, di gioie, di esultanze. Terza finale olimpica consecutiva. Alla ricerca del terzo titolo. Dopo tre successi mondiali uno dietro l’altro. C’è poco da dire.
I nostri guerrieri ci hanno provato. Certo. Hanno tentato di fare bene tutto quello che aveva permesso loro di sconfiggere la formazione a stelle e strisce. Ma c’era davvero poco da fare.
Hanno battuto fortissimo, ma solo nel primo set, l’unico in cui è sembrato che l’Italia potesse prendere lo scalpo pesante. Liberi di mente, convinti dei propri mezzi, liberavano il braccio. Era sì la Notte di San Lorenzo, ma le meteoriti e le stelle non arrivavano a pioggia (solo cinque aces, e poche difficoltà per la ricezione avversaria). Cercavano di rimanere aggrappati alle caviglie dei ragazzi di Bernardinho. Ci sono riusciti fino alla dirittura d’arrivo poi sul 22-21 una diagonale sbagliata da Savani ha praticamente dato il via alla sconfitta.
Le chiavi dell’incontro sono state sostanzialmente due: una grande difesa di Sergio, che era praticamente ovunque, tirava su qualsiasi pallone, compieva dei capolavori capaci di ammazzare tutte le motivazioni italiane; un muro azzurro impalpabile, poco funzionale, mai all’altezza della situazione. Mancava Vissotto eppure Wallace lo sostituisce egregiamente, è il più presente a muro con un’ottima elevazione e una superiorità netta nell’uno contro uno. I nostri non riescono praticamente mai a bloccarlo, a demotivarlo. Mettiamoci pure l’incapacità nello riuscire a portare a casa gli scambi lunghi e il gioco è fatto. Game over. Con un Bruno maestoso sotto rete, da palleggiatore più forte del pianeta qual è.
Le micce di Zaytsev (oggi in netto calo dopo esser stato il migliore l’altro ieri) e di Lasko sono risultate molto spente. Lo Zar ha deluso in tutti i fondamentali, Michal è stato pure sostituito nel ruolo di opposto da Fei nel terzo set per la forza della disperazione. Per provarle davvero tutte. Travica non è riuscito ad offrire il meglio ai suoi schiacciatori. Si salva solo il capitano, top scorer con 15 punti, e Mastrangelo che ci ha provato a tutti i costi per prendersi la finale. Ci ha creduto anche Papi, lui che ad Atlanta c’era nello sciagurato pomeriggio d’argento contro l’Olanda.
Dominati, schiacciati è mancata pure la reazione. Non si è vista la rabbia, la grinta, la motivazione che è una delle grandi caratteristiche, una delle migliore qualità di questa squadra. Un vero peccato. Ma un applauso per essere arrivati fin qui nell’annata e nel periodo non di certo migliori della storia del volley italiano. Ora ricaricare le pile, resettare tutto. C’è ancora un grande obiettivo da raggiungere!
(foto FIPAV)
OA | Stefano Villa