E’ come in un incubo: si sa benissimo cosa si dovrebbe fare, quali sono i veleni che ci vengono propinati, ma non si riesce a reagire, si è come immobilizzati. Così il nuovo monito di Bruxelles all’Italia, di fatto un assist a Renzi che così potrà avere le spalle coperte dai compiti imposti dall’Europa, è un completo delirio sulla cui nocività convengono tutti.
Persino Nomisma, il centro studi di Prodi, da sempre sacerdote della santa messa europeista non può che avere un moto di ribellione di fronte alle considerazioni di Olli Rehn, il diabolico commissario all’economia che da un decennio è riuscito a nascondere un terribile segreto: il fatto che il suo nome in lappone significa scemo del villaggio. Ebbene Nomisma, per bocca del suo capo economista Sergio De Nardis dice:
“Bruxelles sta forse dicendo che l’Italia deve innalzare il tasso di disoccupazione al 20% e oltre? Porsi questa domanda è legittimo, visto che aumenti di produttività del lavoro sono stati ottenuti in questo modo in Spagna e Portogallo, paesi che si sono trovati in condizioni recessive analoghe a quelle dell’Italia, ma in cui il mercato del lavoro è peggiorato molto di più”
Più in generale non si comprende proprio lo schema economico di Rehn. Il Commissario dice all’Italia: dovete conseguire avanzi primari molto alti, superiori a vostri record storici, e al tempo stesso dovete irrobustire la crescita del Pil e creare posti di lavoro. Ora sappiamo che in Italia la domanda aggregata effettiva è sostanzialmente inferiore al prodotto potenziale, di circa un 4% nelle stime della stessa Commissione. E’ la domanda ciò che manca oggi in Italia e che non fa crescere il Pil.
La Commissione sostiene invece che bisogna mantenere la domanda a lungo depressa e far crescere il PIL. Meno male che riconosce che si tratta di una sfida difficile.
La crescita del debito/Pil di dieci punti in sei anni, dal 103% del 2007 al 133% del 2013, è stata generata dalle due recessioni, la seconda delle quali innestata dalla drastica manovra di austerità di 80 miliardi, adottata nel 2011 con l’obiettivo, non realizzato, di contenere quella dinamica del debito”.
In realtà si tratta di un coro generale nei confronti di queste prescrizioni mortali, ma il fatto che persino gli adepti del culto comincino ad avere dei dubbi sulle magnifiche sorti e progressive della ricetta europea, è significativo. Tuttavia nonostante si sappia benissimo che il calice da bere contiene cicuta, nessuno osa opporsi, anzi la tenuta del sistema politico e le fortune dei suoi capiclasse con tanto di canzoncine dedicatorie, deriva dall’osservanza scrupolosa di questi dettami, peraltro già clamorosamente falliti ovunque siano stati applicati. Lo scopo del resto non è quello di guarire le piaghe economiche, ma di ridurre la democrazia, i diritti del lavoro, il welfare, lo stato e svendere ciò che si può. Lo sappiamo benissimo, come sappiamo e ci viene spiegato persino dall’Fmi che l’euro è un non senso, ma è come se la conoscenza fosse inutile, inapplicabile, persino da nascondere come forma di populismo che rischia di mandare a monte il suicidio per il nostro bene che la classe dirigente italiana ha individuato come sua via di scampo. Il sonno è diventata la nostra forma di essere responsabili. E produce Renzi.