Il sorcio, di Andrea Carraro, è un libro uscito per Gaffi nel 2007. Racconta la storia di Nicolò Consorti, scrittore-bancario ultra quarantenne con la psiche deturpata dalle angherie di un collega soprannominato il Sorcio e con le nevrosi di un complessivo disadattamento ai ruoli molteplici che gli ha assegnato la vita, l’essere contemporaneamente figlio, marito e padre. Scritto come se fosse il racconto di una lunga seduta psicanalitica, è un romanzo sorprendentemente crudo, schietto e inesorabile, che mette in scena uno spaccato piccolo-borghese alla maniera dei grandi narratori italiani del Novecento come Moravia e Gadda. Questa umanità nuova e antica, senza più principi etici né valori, divorata da se stessa e dalle proprie ossessioni, è la materia prima di cui si serve Andrea Carraro, autore capace come pochi di svelare la falsificazione delle nostre esistenze sfigurate dal conformismo. Il sorcio allora diventa figura simbolo di quel male oscuro che svuota le vite di velleitari impiegatucci, di divorziati in cerca di un’eterna giovinezza, di puttanieri, di alcolizzati annoiati e sentimentalmente distratti, o peggio di condannati in via definitiva a sperperare i propri anni migliori. Un libro bellissimo, con un finale che esibisce le prove di come sia impossibile, in definitiva, far convergere letteratura e vita.