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Il sorpasso dei paesi emergenti: geoeconomia della green economy

Creato il 01 febbraio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il sorpasso dei paesi emergenti: geoeconomia della green economy

Pubblicato nel 2011, il Rapporto “Ren 21” (1) fa il punto sulla situazione mondiale del segmento finanziario energetico “fonti rinnovabili”. Esso è frutto del lavoro di un importante network internazionale, il “Renewable Energy Policy Network for the 21st Century” (2), al quale prendono parte un centinaio di studiosi volontari e diversi accademici del “Worldwatch Institute”. Il Rapporto analizza lo sviluppo e l’impatto fornito dalle fonti rinnovabili sul settore dell’energia, questo sensibilmente influenzato nel 2010 dagli eventi straordinari che hanno caratterizzato e descritto questo momento storico globale, di recessione economico-finanziaria. Acuitasi in Europa, tale instabilità economica, si è distinta con la crisi massiva della finanza pubblica. Per tale evento, si è parlato di “crisi del debito” e “credit crunch” (stretta del credito), che ha costretto gli Stati a tagliare gli incentivi economici per la produzione di energia solare. Queste politiche restrittive adottate dagli Stati, nel settore delle fonti rinnovabili, sono state incoraggiate anche dalle ultime scoperte tecnologiche fatte nel campo dell’estrazione di gas naturale direttamente dalla roccia, le quali hanno contenuto i prezzi di vendita del gas naturale e hanno ridotto le emissioni di carbonio, rendendo così meno competitive le rinnovabili.

La crisi economica non è terminata ma non si può ricondurre l’instabilità economica, sociale e ambientale al solo fattore finanziario-internazionale. Altri eventi hanno minato la sicurezza nazionale e transnazionale, alterando gli aspetti macroeconomici, come: la fuoriuscita di petrolio nel 2010 dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel golfo del Messico e il conseguente disastro ambientale (5.390.000 barili di greggio versati) (3); la “Primavera araba”, ancora in corso, che ha causato maggiore volatilità del prezzo del greggio, interessando geograficamente le aree a maggiore detenzione di riserve petrolifere e quindi andando ad aggiungere instabilità alla produzione del mercato energetico; la catastrofe di Fukushima in Giappone, nel marzo 2011, che ha costretto gli Stati, in particolar modo quelli europei (Italia, Germania e Francia), a rivedere i propri piani industriali di produzione energetica nucleare.

Sulla base delle valutazioni summenzionate, sui fattori esogeni che hanno inciso sul segmento delle fonti rinnovabili, il Rapporto “Ren 21” evidenzia che il ricorso alle energie rinnovabili è in crescita nella gran parte dei Paesi del Mondo, in tutti i suoi settori (in modo particolare nell’energia, riscaldamento e trasporti) ma anche in quei Paesi a economia emergente, nei quali è sempre più in aumento la richiesta di spese e investimenti. Secondo il Ren21, difatti, nel 2005 le scelte politiche sulle fonti alternative riguardavano 55 Stati, mentre nel 2011 il numero è salito a 118.

Quota delle rinnovabili nella produzione elettrica totale, 2010
Osservando in termini generali l’intero settore delle energie rinnovabili, si rileva che nel 2009 il consumo di energia verde rappresentava circa il 16 % del consumo mondiale di energia. L’energia verde comprende energia da biomasse, energia idroelettrica, energia eolica, energia solare, energia geotermica ed energia da biocarburanti). Queste fonti hanno, di fatto, sostituito l’energia da carbon fossile e nucleare in quattro settori: produzione; cottura e raffreddamento; trasporti; servizi agricoli fuori rete. Nel quinquennio 2005/2010 la capacità totale delle fonti rinnovabili ha raggiunto una media che si è attestata tra il 15% e il 50% annuo.

L’aspetto più interessante ravvisabile nel Rapporto è la distribuzione geografica dei nuovi impianti. Per gli Stati Uniti, si osserva come l’energia rinnovabile rappresenta il 10,9% della produzione nazionale mentre l’energia nucleare l’11,3%. La Cina, pur vantando una capacità energetica nel nucleare in forte espansione, rappresenta a livello mondiale la maggiore installatrice di turbine eoliche e di sistemi termici ma ha anche il primato come produttrice di energia idroelettrica.

Nel mercato economico mondiale dell’Energy green, è presente anche la Germania, forte dell’11% di energie da fonti alternative, di cui energia eolica il 36%, energia da biomasse il 9,8%, il restante in energia idroelettrica e fotovoltaica. Altri Stati europei rilevanti per produzione di energia eolica sono: Danimarca 22%, Portogallo 21%, Spagna 15,4% e Irlanda 10,1%.
 
Continuando nell’analisi degli studiosi del network in questione, si deve considerare che la geopolitica degli investimenti è in rapida evoluzione e sta subendo delle traslazioni sostanziali. Infatti, Paesi come l’India e il Brasile, da poco affacciatisi su questi nuovi mercati, sono diventati già: l’india, la quinta potenza mondiale nel settore eolico, congiuntamente allo sviluppo di altre forme di rinnovabili come biomasse ed energia solare; il Brasile, primatista mondiale di produzione di etanolo da canna da zucchero, oltre a quella di energia idroelettrica, biomasse ed energia eolica.

Inoltre, sono entrati nel mercato delle energie rinnovabili anche 20 Paesi dell’Africa settentrionale, centrale e orientale, oltre all’area sub-sahariana.
 
In termini di valori di investimenti riguardanti questo settore, si è passati da 160 miliardi di dollari del 2009, ai 211 miliardi di dollari dell’anno 2010 e, per la prima volta, gli investimenti dei Paesi del “Sud del Mondo” hanno superato quelli dei c.d. Paesi industrializzati.

Energia solare per paese
Entrando nel merito, la Cina, mantiene per il secondo anno consecutivo la leadership con investimenti pari a 49 miliardi di dollari, equivalenti a un terzo degli investimenti mondiali nel settore; subito dopo si trovano gli Stati Uniti con 58 miliardi di dollari (il 58% in più rispetto all’anno precedente) e terza, per investimenti, la Germania con 6,7 miliardi di dollari, senza includere i 34,3 miliardi di dollari serviti a finanziare progetti locali, in particolare di istallazioni di pannelli fotovoltaici sulle abitazioni private.
 
In visione macroeconomica, i Paesi c.d. industrializzati, nel complesso, hanno attuato una serie di poderosi interventi che, tuttavia, sono stati superati, in termini assoluti, dai Paesi emergenti, sebbene il tasso di investimento risulti ancora superiore nei Paesi con economie mature. Significativi inoltre sono i dati di Paesi come il Belgio, che ha incrementato gli investimenti nel settore del 40%, il Canada del 47%, l’Italia addirittura del 248% e gli Stati Uniti del 58%, mentre per India e Brasile i dati di crescita sono stati rispettivamente del 25% e del 5%, vale a dire, rispettivamente, di 3,8 e 7 miliardi di dollari. L’Italia, in particolare, grazie agli incentivi “feed in tariffs” (incentivi da kWh prodotti da impianti fotovoltaici), è balzata dal nono al terzo posto per investimenti in energie rinnovabili.

Tra i Paesi in via si sviluppo sono gli Stati dell’America latina, a esclusione del Brasile, ad aver investito molto nel settore in questione, dando così una svolta significativa. Si veda il Messico che ha incrementato gli investimenti del 348%, l’Argentina con una media del 568% (480 mil. di dollari), il Perù con investimenti pari a 480 mil. di dollari e il Cile con 960 mil. di dollari.
 
Anche dal punto di vista della ricaduta di questo settore, in continua espansione ed evoluzione, sul profilo occupazionale è rilevante affermare che nel 2010, nel complesso, sono stati impiegati 3,5 milioni di lavoratori e un indotto a seguito elevatissimo.

Gli interventi che hanno reso possibile la crescita del settore, agendo da leva, sono stati soprattutto le politiche statali di regolazione, d’introduzione di incentivi fiscali e di finanziamento.


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