Magazine Cinema
E' passata qualche settimana ma la socia Silly non vedeva l'ora di tornare a scrivere per voi. L'occasione? Un film dell'anno scorso, danese, che i danesi lo fanno sicuramente meglio. Cosa? Il cinema, ovvio. Qui c'è un regista che gli amanti dei film della patria di Amleto conosceranno sicuramente, uno che viene dal Dogma 95, Quel Thomas Viterberg che il Dogma l'ha fondato insieme a Lars von Trier. Questo è il suo ultimo lavoro e Silly ne parla in maniera entusiastica. Ma che ve lo dico a fare? Leggete!
IL SOSPETTO - JAGTEN
“Forza, guardami negli occhi… Guardami negli occhi! Che cosa vedi? Vedi qualcosa? Niente… Perché non c’è… Niente…” (Lucas verso il suo migliore amico Theo)
Lucas (Mads Mikkelsen) è uomo tranquillo, divorziato, che vive solo col suo cane Fanny. Lavora in un asilo ed è benvoluto da tutti. Si troverà ripetutamente a prendersi cura di Klara, figlia del migliore amico Theo (Thomas Bo Larsen). Quando, però, Lucas si troverà a rimproverare la bambina, lei risentita comincerà a parlare con la direttrice, accusando Lucas di atti di pedofilia. (wikipedia fonte)Il Sospetto ci costringe a fare i conti con un argomento ostico: l’abuso sessuale sui minori. Soltanto che l’abuso in questione è una menzogna. Thomas Vinterberg scrive, dirige e produce una pellicola che, senza nessuna reticenza, definisco un capolavoro. Ricorderete Vinterberg come uno dei fondatori del Dogma 95 e principalmente per Festen, film che personalmente adoro e che, sostengo da tempi immemorabili, andrebbe visto obbligatoriamente. Ebbene, lo stesso discorso vale per Il Sospetto. C’è un filo conduttore che accompagna le due pellicole (oltre l’attore Thomas Bo Larsen). Lo stile? Non proprio, non ci sono le regole ferree del Dogma, ma respiriamo quell’aria di realismo imposto dall’ambientazione, dai dialoghi, dal cast. L’abuso? In Festen è vero, qui falso. L'unico, grande filo conduttore è invece la collettività. Se in Festen era la riunione di famiglia, ne Il Sospetto è la comunità intera, una famiglia allargata fatta di riunioni di caccia, bevute in compagnia e asili in cui si è un po’ come a casa propria. Per questo la piccola Klara si affeziona particolarmente a Lucas, uomo pacato e gentile. Si vogliono bene, può contare su di lui mentre mamma e papà litigano e talvolta sono distratti, mentre i suoi fratelli adolescenti si gasano guardando immagini porno e per sciocca ingenuità gliene mostrano alcune di sfuggita. E Klara ricorda tutto, ma confonde le informazioni perché le emozioni giocano brutti scherzi. E’ una bambina, capita di dire le bugie. Vinterberg sfata il mito che i bambini abbiano la verità in bocca. I bambini mentono. Mentono eccome. Sono gli adulti che, spesso e volentieri, estrapolano ciò che vogliono sentire. Non c’è condanna alcuna per Klara, il suo comprensibile risentimento l’ha portata a raccontare una cosa che non era successa.
La violenza inconcepibile è racchiusa nella scena del colloquio tra la direttrice dell’asilo, una sottospecie, presumo, di psicologo e la bambina. L’insistenza maniacale di estrarre dalla piccola una verità inesistente con una metodologia che, ragazzi miei, mi ha accapponato la pelle. Due ignobili mostri che in dieci minuti hanno dato vita a un inferno. Un paese intero pronto alla caccia (come ci suggerisce il titolo originale) alle streghe, anche dopo l’assoluzione di Lucas, proprio perché il fatto non sussiste, perché ormai Lui è il Mostro. Restano Theo, padre di Klara, ma anche amico fraterno di Lucas, e Marcus, il figlio di Lucas, unici appigli di umanità. Se il primo lotta contro i suoi dubbi, il secondo non ne nutre ed entrambi sono protagonisti di due delle scene più emozionanti in assoluto (quella in cui Marcus si reca a casa di Theo e quella in chiesa). Menzione d’onore per un attore sbalorditivo, che già mi aveva folgorato in quella cosa bella bellissima che si chiama Valhalla Rising, un Mads Mikkelsen monumentale. Il suo volto condensa un dolore inimmaginabile, il suo sguardo ti annienta, ti apre il cuore in due. Ma l’uomo mite e riservato non è per forza un uomo debole. E Lucas combatterà con tutte le sue forze contro la cattiveria di una comunità ipocrita, pronta a picchiarlo in un supermercato per impedirgli di fare la spesa. Ma lui la spesa se la prende, zoppicante, ma con dignità. Il finale può lasciare interdetti, ci sono varie teorie al riguardo. Per quanto mi riguarda l’ho trovato perfetto e il messaggio è chiaro. Come diceva Saramago ne Il Vangelo secondo Gesù Cristo, "Nessuna salvezza è sufficiente, ogni condanna è definitiva."
Silly
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