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L'argomento della pièce, scritta da Brian Nelson (nel 2005 adattata anche a film) è abbastanza scabroso, ma ci induce a una seria riflessione: queste ragazzine quattordicenni fatte oggetto di desideri sessuali, incontri al buio da parte di persone che potrebbero essere i loro padri, come si evince dalle cronache quotidiane, sono davvero così innocenti? Purtroppo, forse, l'innocenza è perduta e se avrete visto questo spettacolo (per altro vietato ai minori di quattordici anni) ne potreste uscire sconvolti. Lei (attrice Desirée Giorgetti) è una ragazzina adescata in chat da un fotografo trentenne (Daniele Ornatelli); i due si incontrano a casa di lui, sono entrambi imbarazzati, sanno tutti e due perché sono lì e come andrà a finire, ma devono recitare i convenzionali ruoli che la società "perbene" ha loro assegnato. Lui deve sforzarsi di fare il bravo ragazzo e lei deve provocarlo con un po' di paura e malizia al tempo stesso. E' proprio la ragazzina, paradossalmente, che ci ricorderà "non si accettano caramelle dagli sconosciuti". Sarà, infatti, Jeff, il fotografo, a finire in serio pericolo per colpa della mente diabolica della sua piccola vittima, che in un crescendo mozzafiato rivelerà uno sdoppiamento di personalità e un ribaltamento di ruolo: sarà lei a mettere del sonnifero nel drink di Jeff e sarà lei a perseguitarlo con una feroce campagna anti-pedofilia. Cosa si può fare a un presunto pedofilo se non tirargli colpi bassi? Sì! Magari progettare una castrazione in piena regola...
Mi fermo qui, ce n'è abbastanza. Desirée Giorgetti parte con una recitazione artificiosa, forzata, abbastanza mistificata e caricata; Daniele Ornatelli fa il finto timido e svela bene il suo imbarazzo. Poi, nella seconda parte, il sadismo della Giorgetti si scatena senza pari e le sue risate, le sue battute, sono vere e proprie pugnalate: tiene segregato Jeff e lo tortura, in una serie di perverse scene e dialoghi degni di Dario Argento o di Stephen King. Anzi, vi dirò, è un peccato che una pièce così non sia stata scritta da uno di loro in precedenza. E naturalmente non poteva mancare la nenia ossessiva che accompagna dall'inizio alla fine questa fiaba dark, questo "cappuccetto rosso" al contrario. La storia di una vittima che diventa carnefice non è affatto nuova, ma Hard Candy fornisce nuovi spunti di riflessione, prestandosi anche all'ipotesi di nuovi e ulteriori adattamenti.
Quello di Corrado D'Elia finisce per essere un po' statico con una scarsa perizia per le scenografie.La sua attrice non ha quella ingenuità della quattordicenne, quella faccia pulita che invece troviamo nel film.Il pathos dello spettacolo è tutto dalla seconda metà in poi, ma ci fa riscattare la prima (sonnolenta) mezz'ora.
Il trailer del film
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