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Il suicidio del Partito Democratico a Roma ha una sua logica. Criminale, ma ce l'ha

Creato il 22 ottobre 2015 da Romafaschifo
Il suicidio del Partito Democratico a Roma ha una sua logica. Criminale, ma ce l'haPARTITO CRIMINALE E CRIMINOGENO
Il PD, semplicemente per il fatto di essere un partito che opera sul 'mercato' italiano della politica (il peggiore al mondo), è contraddistinto - esattamente come tutti gli altri partiti che con esso competono sullo scacchiere del paese - da un tale livello di mafiosità e criminalità intrinseca che qualsiasi azione furfantesca non dovrebbe meravigliare l'osservatore più sgamato. 

Tutto ciò premesso, quello che sta accadendo in queste ore a Roma però va oltre a qualsivoglia previsione, al di là di qualsiasi aspettativa. Conoscevamo il PD come un losco crocevia delle clientele che hanno sbranato la città negli ultimi decenni, sapevamo il Partito Democratico essere null'altro - con le dovute eccezioni, beninteso - che una giustapposizione di "associazioni a delinquere" (e lo sapevamo non per nostro pregiudizio, bensì per lucida dichiarazione dei rari esponenti onesti e lucidi del partito, partendo da Marianna Madia e arrivando a Fabrizio Barca), eravamo insomma al corrente di avere a che fare con una opaca accozzaglia di filibustieri, ma da qui ad immaginare e prefigurare quello che sta accadendo ce ne corre.

Da quando esiste l'elezione diretta del sindaco - quasi un quarto di secolo - per la prima volta un primo cittadino viene insistentemente spinto alle dimissioni su pressione non dell'opposizione, ma della sua stessa maggioranza. Uno scenario che ha del grottesco e che sta portando il PD al suicidio. Suicidio romano che rischia poi di allargarsi a macchia di leopardo.

Il suicidio del Partito Democratico a Roma ha una sua logica. Criminale, ma ce l'ha

LA MACCHINA DEL FANGO VA SAPUTA AZIONARE, ALTRIMENTI...

La manovra di palazzo è condotta in maniera talmente dilettantesca, imbarazzante e inquietante che il primo risultato che sta avendo è una levata di scudi popolare e diffusa a difesa del sindaco di Roma che nessuno si sarebbe mai aspettato. Il sindaco ha amministrato piuttosto male (pur avendo messo a segno una serie di discontinuità assolutamente interessanti e dotate di potenzialità), anzi ha amministrato molto male a dire il vero, peraltro, come tutti i propri predecessori (con una piccola eccezione per il primissimo governo Rutelli-Tocci). Ebbene nonostante Ignazio Marino abbia fatto in parte flop e in parte abbia messo in piedi (finalmente) qualche misura che lo ha reso assai impopolare, ora si ritrova pieno di persone che, osservando la patetica macchinazione messa in piedi dal PD, lo difende a spada tratta. Davvero un bel risultato per chi voleva disfarsene: lo stanno trasformando in un martire! Dei veri geni della strategia politica: ariaprite le Frattocchie!
I vertici del Partito Democratico sono totalmente incapaci non solo di costruire qualcosa di buono a Roma, ma non sono neppure all'altezza di distruggere. Inabili sia sulla pars costruens che su quella destruens. Metodo Boffo e macchina del fango si posso anche azionare se lo si ritiene necessario e se non si riescono ad ottenere risultati con metodi più urbani, ma bisogna sapere come fare altrimenti si va a sbattere e si fa la figura dei pirla. Il pressappochismo, la faciloneria e la sciatteria, invece, contraddistingue una azione di accerchiamento che sta ottenendo il risultato opposto: ogni giorno che passa Marino cresce un po' nella reputazione dei cittadini e degli osservatori. Non cresce per suoi meriti, chiaramente, ma per demeriti di chi gli si oppone.

IL RITORNO DEL POLITICHESE

Il commissario romano del partito e il presidente nazionale del PD pretende che il sindaco si dimetta senza spiegare il perché ai 600mila cittadini che lo hanno votato solo due anni fa. L'unica spiegazione è una locuzione politica che fa rivoltare nella tomba Moro, Andreotti e Fanfani. All'unisono. Non ci sarebbero più "le condizioni politiche per andare avanti". Orfini, involontariamente essendo questa stata la sua formazione politica, parla pseudoimitando la calata di Massimo D'Alema, ma di D'Alema ce n'è solo uno e chi cerca di imitarlo fa la figura del Machiavelli da discount, del Richelieu da minimarket. Insomma, che stradiamine vuol dire che "mancano le condizioni politiche"? Vuol dire che il PD intende togliere la fiducia al sindaco? E per quale motivo? Questo va spiegato ai cittadini che hanno votato il PD un paio d'anno fa per le comunali. E la spiegazione deve precedere una mozione di sfiducia, con una firma sopra e con i nomi e i cognomi di quelli che la voteranno e di quelli che non la voteranno. 
Questa è squisitamente la democrazia. Perché in base a queste scelte degli eletti, gli elettori la prossima volta sceglieranno i loro rappresentanti e ne scarteranno altri. 
Se ho votato un consigliere e questo consigliere dopo 2 anni dichiara di volersi dimettere o addirittura dichiara di voler votare una mozione di sfiducia verso il suo stesso sindaco, io devo sapere il suo nome, devo poter decidere se ri-votarlo alle prossime elezioni, devo poter dire alla mia famiglia, ai miei colleghi, ai miei amici se votarlo anche loro o se starne alla larga. Altrimenti si vota su quali basi?

PERCHE' IL PD NON HA FATTO OPPOSIZIONE CONTRO ALEMANNO E LA FA CONTRO MARINO?

Soprattutto io elettore devo poter individuare con precisione le persone che concordano con questa inedita azione di sabotaggio di un'amministrazione democraticamente eletta. E devo poter chiedere loro, ad uno ad uno, una cosa molto semplice: "perché avalli una mozione di sfiducia contro Ignazio Marino, nel momento in cui non hai fatto neppure lontanamente nulla di simile contro Alemanno negli anni in cui la mafia, la 'ndrangheta, Mockbel, Andrini, Panzironi e Carminati si masticavano la città giorno dopo giorno e tu lo sapevi alla perfezione?". Questa è la domanda che bisognerebbe fare agli esponenti di un partito che dal 2008 al 2013 non ha minimamente fatto esposizione ed ha cominciato a farla quando il nuovo sindaco era del suo stesso colore. Tutto si può fare, ma tutto va spiegato con trasparenza, no?
Il suicidio del Partito Democratico a Roma ha una sua logica. Criminale, ma ce l'ha

Un'altra frase che ricorda le "convergenze parallele" di certa Prima Repubblica è quella di Matteo Renzo. Secondo il quale il sindaco avrebbe "rotto il rapporto di fiducia coi cittadini". Indubbiamente il sindaco ha male amministrato, ma il trucchetto di sguinzagliargli contro i giornali in maniera plateale (il livello raggiunto da Repubblica dovrebbe chiamare in causa, se esistesse e fosse vivo, l'Ordine dei Giornalisti), farlo distruggere dalla stampa e poi constatare che la gente lo malconsidera è un trucchetto nel quale qualcuno sano di mente può cascare? Non c'è un limite massimo oltre il quale non andare quando si prendono per deficienti gli elettori?

L'INSULTO AGLI ELETTORI. CHE POI RICORDERANNO

Gli elettori, appunto. Sono i grandissimi assenti di questa manovra politica inquietante, orchestrata per fermare un primo cittadino che non stava nei ranghi paramafiosi che rassicurano la politica e le fanno immaginare un futuro sereno, senza scossoni, atrocemente normale. 
A nessuno interessa dei 600mila elettori che hanno fatto vincere Marino e gli hanno chiesto di governare - possibilmente meglio di quanto fatto sino ad oggi - fino al 2018. A questi è stato raccontato - mentendo - che il sindaco sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia per peculato derivante da alcuni scontrini: tutto falso ovviamente, non ci sarà nessuna indagine perché proprio non sussiste il fatto: chiunque legga i famosi scontrini scoprirà che gli esposti ridicoli di Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle saranno archiviati perché in quelle carte c'è il nulla più totale. Ovviamente nessuno degli elettori è cascato nella frottola raccontata dal PD mentre la petizione per far ritirare le dimissioni a Marino bypassava agevolmente i 52mila firmatari.
A nessuno interessa, poi, degli elettori dei singoli consiglieri. Ora, è vero che i nomi che vengono scritti sulle schede sono spesso motivo di negoziato e mercanteggiamento e dunque si tratta di preferenze legali, sì, ma non autentiche nel senso civico del termine; ma ciononostante ci sarà pure qualcuno che davvero e autenticamente, da cittadino, abbia messo nome e cognome di quel dato candidato sulla scheda, no? Ebbene a questo elettore chi spiega che il suo candidato, quello che ha votato e fatto votare, oggi si dice disponibile a dimettersi dal Consiglio Comunale in nome di una pietosa battaglia politica di quart'ordine?

PARTITO IN VIA DI ESTINZIONE IN CITTA'

Chi pensa davvero che questo elettore torni a votare? E se ci tornerà lo farà con quale spirito? Se ci tornerà, poi, davvero qualcuno crede che questo elettore rivoterà le persone che si sono comportate così?
"Aiutatemi a far cadere Marino e sarete ricandidati" avrebbe detto Matteo Orfini (che purtroppo non ha smentito i giornali che hanno riportato questa porcheria). I consiglieri avrebbero accettato inconsapevoli di un fatto molto semplice: il PD si sta trasformando in qualcosa di invotabile, raccatterà percentuali risibili alle elezioni e dunque non avrà modo di eleggere che una manciatina di consiglieri: perché accettare una promessa che il partito non sarà assolutamente nelle condizioni di mantenere. Promesse basate sul nulla: il PD si avvia sotto al 15% grazie a questa campagna inquietante contro Marino, i sondaggi sono a disposizione. Ma soprattutto nessuno dei consiglieri attualmente in Aula Giulio Cesare avrà alcuna chance di ottenere la fiducia degli elettori. E su questo garantiamo noi di Roma fa Schifo che ormai se dio vuole spostiamo più voti di qualsiasi altra entità giornalistica (tra mille virgolette) in città: la campagna che faremo contro questi signori se solo oseranno lontanamente tornare a chiedere il voto dei cittadini sarà feroce. Si potranno ricandidare forse, sì, ma non a Roma. A Roma non troveranno nessuno disposto a votarli. 

PIUTTOSTO CHE CAMBIARE, MEGLIO MORIRE

Siamo dunque al suicidio come dicevamo all'inizio: gente che si dimette sapendo perfettamente che non verrà mai rieletta. Una parte politica che fa dimettere inventandosi scuse il suo sindaco sapendo perfettamente di perdere (male) le prossime elezioni. Viene da chiedersi dunque il perché. Viene da chiedersi quale montagna di immondizia si tenti di nascondere costi quel che costi. Le azioni orientate al cambiamento devono interrompersi, non importa se si perde la città per i prossimi decenni, non importa se decine di eletti potranno dire addio alla propria carriera politica, non importa se il presidente di un partito è costretto a fare la parte del fantoccio. L'importante è interrompere quello che sta succedendo a Roma. Atac e Ama davano tutti i lavori (per miliardi) in assegnazione diretta, a ditte di amici, oggi danno oltre il 90% dei lavori previo bando pubblico. Questo (e tanti altri) è il vero problema. Il sistema politico non regge se si innescano meccanismi di normalità. Crolla tutto. Chi vuole innescare - anche in maniera assolutamente goffa come Ignazio Marino - dei meccanismi di normalità è destabilizzante e deve essere fermato. A tutti i costi. Anche a costo di suicidarsi tutti. Anche a costo di avere risultati elettorali ridicoli alla prossima tornata. Anche a costo di portare l'astensionismo a livelli mai visti prima. Anche a costo di autoumiliarsi e a mettere a serio rischio il governo stesso (perché con una Roma governata - magari bene - dal Movimento 5 Stelle, i grillini scaleranno facilmente Palazzo Chigi). Anche a costo di consegnare la città per i prossimi 10 anni a Alessandro Di Battista o a Giorgia Meloni. Gli è tornata la nostalgia degli anni di Alemanno, quando si magnava tutti assieme a quattro ganasce senza neanche la pena di dover amministrare. Interrompere l'azione di un sindaco eletto per durare 5 anni, andare all'elezione, perderle per poter dare ad altri la responsabilità di governo e poter impedire che le cose cambino a Roma, la più gigantesca e clamorosa cassa continua della mala politica italiana. Un piano diabolico messo in mano a cialtroni: Pignatone farà saltare tutti i progetti un'altra volta.

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