C’è della follia e della grazia nel metodo scelto da Nichi Vendola per annunciare la sua candidatura alla guida del centrosinistra in Italia. La follia sta nel dare la notizia in una domenica di luglio inoltrato, sotto le lingue di fuoco dell’afa e con l’immaginazione della gente proiettata solo verso il pallore della luna estiva, la grazia sta nella sua ars retorica, che ogni volta sembra accendere una piccola fiaccola, per poi trasformarla, subito dopo, in una lanterna magica dalle straripanti visioni. È in questi due termini, follia e grazia, che si gioca la fattibilità di un progetto come quello immaginato dal governatore di Puglia, è in queste due parole il limite e la grandezza di questo Suonatore Jones che ascoltando i suoni della sua terra si domanda “perché coltivarla ancora, come pensarla migliore”. Che piaccia o no, le elezioni americane che hanno incoronato Obama 44° presidente degli Stati Uniti hanno segnato una nuova era nella filosofia politica e nell’arte di catturare il consenso in occidente. Prima di Obama nessuna strategia politica poteva prescindere dalla cattura del centro dell’elettorato, questo faceva sì che i candidati si dedicassero di volta in volta a concitate esibizioni di moderatismo, tenendo ben saldo il freno a mano che attenua i sogni e praticando la sfogliatura di tutti i radicalismi. Oggi più che mai per sparigliare un tavolo politico che appare granitico, occorre indicare una proposta coraggiosa e radicalmente alternativa, fare quello che la sinistra non ha saputo più fare da Enrico Berlinguer in poi, immaginare l’inimmaginabile. Si dice che un politico debba essere giudicato dai fatti più che dalle parole. Ma i fatti e le parole non sono in contraddizione, e spesso le parole sono fatti. Vendola è ripartito proprio dalle parole, ha eretto un baluardo a difesa del termine “libertà” che una parte politica aveva voluto invadere a forza, come si invadono i mari, le frontiere e i continenti, ed è tornato a parlare di bellezza dopo che anche la bellezza era stata corrotta in un fango di malinconia e di squallore, di volgarità e di miseria. Forse la prima cosa di cui aveva bisogno l’Italia era proprio questo, che si restituisse dignità alle parole violentate dalla politica, poiché solo combattendo la mistificazione e attribuendo alle parole il loro giusto significato si può tornare ad occuparsi dei fatti nel giusto modo. Come andrà a finire è ancore troppo presto per immaginarlo, gli ostacoli sono enormi, colossali le trappole tese lungo il cammino. Ma poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita…
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COMMENTI (1)
Inviato il 19 luglio a 11:38
Berlinguer diceva: “ io non ho fatto la scelta della politica; ma quella della lotta per la realizzazione degli ideali comunisti.” (vedi: Berlinguer, attualità e futuro, introduzione di Massimo D'Alema al supplemento dell'Unità 1989). Ci provò Occhetto, poi Veltroni... A stroncare le radici o fare innesti innaturali non muore soltanto la pianta ma quanta vita visibile e non su essa e nella sua essenza viene distrutta? I “salvatori della patria” hanno sempre portato sfortuna agli ultimi e ai lavoratori; hanno sempre sacrificato inutilmente gli entusiasmi dei giovani; la vecchia saggezza però non muore: rifugge le facili scorciatoie personalistiche, continua a percorre le strade dure ma culturalmente oneste, lunghe e sincere; offro alla riflessione: PER UNA MOZIONE una mozione ( che può essere una prima fase, anche, in un movimento ) può [rilevare che: può verificarsi questo caso: che una parola ( e così in una parola, una prassi ) è costretta a ritrovarsi ( poeticamente discorrendo, adesso ) poeticamente [custodita ( politicamente discorrendo ): ( e come il sogno di un sogno, anche, se è [necessario): per attraversare ( e inscatolata bene, e a lunga conservazione ) [il tempo: ( e ammetto che ho detto, una volta alla ( Heller ), che la storia può ( e ho osato dire, allora, crede, deve ) essere protetta ( filosoficamente discorrendo ) dentro un involucro di una filosofia della storia, per essere risparmiata dalla storia: e, per intanto, dalla filosofia: e, massimamente poi, dalla storia della filosofia ): e che la parola, storicamente rimossa, ritorna per proporsi come cosa ( storicamente discorrendo, proprio ), nel tempo: come spettro ( diciamo pure così ) [postpreistorico: ( e che dunque, in questo senso almeno, è necessaria, oggi, una poesia comunista ): -Edoardo Sanguineti-