Il Taccuino di Marilea - Credenza e Magia made in Sud
Creato il 01 settembre 2014 da L'Aspirante Biondo
I popoli meridionali, come si sa, serbano nel
loro retaggio di tradizioni, detti e credenze certo la loro saggezza più alta
ma anche la loro ingenuità più semplice. La loro cultura è ricca di aneddoti,
racconti e leggende che si situano chiaramente sul crinale tra realtà e
immaginazione ma che tuttavia vengono raccontate e ascoltate come se fossero vere,
forse perché ormai sono diventate sostanza di queste terre. Infatti,
tutte queste storie hanno sedimentato su questi luoghi e con il tempo, una
realtà diversa da quella reale, inespugnabile da qualsiasi verità logica, magica e surreale,
che è servita a sviluppare identità fra chi ci abita e fascino in chi ci viene.
Dov'è nata la fantasia? Lì dove l’uomo non è riuscito a fornire spiegazioni
razionali al dato reale, lì dove l'uomo ha cercato di dare un ordine al disordine, di fare chiarezza nell'oscurità,
di dare una soluzione alla crisi. Insomma, la magia subentra quando una ragione non si
trova, per soddisfare quella che Ernesto De Martino in Sud e Magia chiama “una richiesta
di protezione psicologica di fronte alla straordinaria potenza del negativo
nella vita quotidiana”.
Ma ora passiamo al concreto per capire meglio
dove e come il mondo magico subentra in quello reale nelle terre del Meridione. Mal di testa, sonnolenza,
stanchezza, dolori vari, senso di impotenza minacciano la vitalità di un corpo
sano? Non si tratta di malattia ma di “affascino”: una forza negativa generata dall'invidia o dallo sguardo di un un maligno e che condiziona la salute dell'obiettivo. Il malcapitato potrà liberarsi di
questa forza solo sottoponendosi ad alcuni riti liberatori. Addirittura ci
sono vere e proprie “dottoresse dell’affascino”, donne cioè capaci di
individuare il maleficio fatto e scongiurarlo con una formula se il maleficio è lieve, con acqua e sale strofinata sulla fronte se il maleficio è potente. Si da il caso che alcune cefalee non siano dovute ad affascino ma al semplice affaticamento dopo una giornata sotto il sole: in questo caso lo scongiuro è meno
impegnativo e si attua mettendosi davanti al sole, con braccia
aperte e rivolgendo una formula che varia da paese a paese. Per esempio per il
mio paese la formula da ripetere è la seguente:
Buon giorno cumpà sole
e pe’ Sante Salvatore
falla passà chiuve e dolore
Padre, Figliuole e Spirito Santo.
Formule e riti simili vengono attuati in caso
di altre malattie come infezioni, orticarie o malattie della pelle, mal di pancia
o altro, malesseri accompagnati sempre nella mente del superstizioso da senso di agitazione o impotenza dovuto
esclusivamente alla convinzione di essere posseduti dalle forze del male: da qui la sensazione di sentire il
cuore gonfiarsi, le tempie battere e il respiro raggiungere le orecchie. Si tratta di alterazioni psicosomatiche che una volta che lo scongiuro viene effettuato, si interrompono magicamente (!!!) fornendo al “malato” la sensazione di guarigione fisica.
Tutta una serie di credenze e superstizioni
sono legate al momento della gravidanza: se la partoriente passa sul sangue di
un animale squartato o sull’acqua di un pesce lavato il bambino che nascerà si
ammalerà di anemia, mentre per scoprire il sesso del futuro nascituro si dovrà buttare in pentola un tipo di maccherone fatto in casa e costatare che se il maccherone si
dispone nell’acqua bollente dritto bambino sarà maschio, se si dispone in orizzontale il bambino sarà femmina (ma di verifiche su questo
punto ce ne sono a bizzeffe!). Una volta nato, per evitare che il bambino
soffri l’invidia altrui si recita la formula “Cresci San Martino!”, che è il
santo dell’abbondanza; la prima uscita deve avvenire quaranta giorni dopo il
parto per andare in chiesa e lo svezzamento deve avvenire nei mesi dispari d’età.
Dalla nascita fino alla morte, l’uomo si sottopone a tutta una serie di
prevenzioni per fuggire la malasorte che, tuttavia, mica è detto che si riesca
ad evitare! Le forze imprevedibili si nascondono ovunque, “anche la capra è un
animale diabolico” riportava Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli “tutti
i fruschi sono diabolici dicono i contadini poiché dentro il loro aspetto
familiare e noto si nascondono le forze della natura”. Alcuni uomini possono sviluppare poteri magici, da cui la credenza che in ogni paese esistessero
donne (le cosiddette "maciare") che pur mantenendo sembianze umane, conoscevano usi e segreti di magia,
si occupavano di filtri d’amore, pratiche guaritrici e formule magiche (Giulia
la Santarcangelese, detta la Strega per lo stesso Levi). Molte di queste
credenze sono scomparse, altre sopravvivono grazie al racconto di persone
anziane. Mia nonna ad esempio racconta che sua sorella era caduta in
possesso dello spirito di un uomo morto lo stesso giorno in cui le era passato un maialino
in mezzo alle gambe. Quel che stupisce è la convinzione e la precisione con cui
vengono raccontate queste storie. Certamente bisogna riconoscere che lì dove è
ancora presente, la presenza del magico rimane un elemento affascinante e
caratterizzante, tuttavia ci si deve stare attenti ad evitare che tale predisposizione alla credenza non non limiti il potere decisionale e razionale degli
individui, che si abbandonano alla convinzione di essere manipolati dal male o
da forze arcane, rinunciando al controllo di sé e facendosi sopraffare da
pregiudizi discriminatori.
Nella mia terra, la Basilicata, sussiste la
convinzione ad esempio che un paesino nella provincia di Matera, situato alle
pendici del Monte Calvario e steso sulla Valle del fiume Sinni, debba essere
evitato e scongiurato per il fatto di essere un paese... porta iella! Il paese
è Colobraro, meglio conosciuto come “quel paese”, perché nominarlo comporta il richiamo di sciagure e e malasorte! L’aneddoto infatti narra che nel passato,
un podestà residente in questo paese, avrebbe affermato davanti a tutti : "Se non dico la verità, che possa cadere questo
candelabro" provocando la caduta del candelabro proprio sulla testa di chi non lo credeva!
Un’altra credenza invece vuole che nel secolo scorso sia stata la presenza
delle “masciare” cioè donne che praticavano le arti magiche, tra cui la famosa
“Cattre”, ad attirare nel paese delle forze negative. Sta di fatto che l'idea di Colobraro come paese "porta sfiga" è diventata esponenziale nel tempo, tanto che ancora oggi quando si pronuncia il nome del paese, c'è sempre qualcuno che mette le mani in tasca per grattarsi... gli organi genitali insomma, in segno di
scongiuro!
Purtroppo Colobraro è soltanto
l’ennesima vittima dei pregiudizi popolari e per questo l’associazione
culturale ONLUS “Sognando il Magico Paese” ha deciso da quattro anni di operare
una vera e propria rivendicazione esorcizzando il paese non dalla iella ma
dalle superstizioni che abita le menti delle persone. Come? Con uno spettacolo
itinerante, inserito all’interno di un percorso antropologico, musicale etnico
ed enogastronomico e regalando positività e piacere anche al visitatore più
spaventato. Il tutto naturalmente con la collaborazione di dirigenti,
dipendenti comunali, associazioni, artisti e volontari, coordinati dal
Direttore Artistico Giuseppe Ranoia!
Con la giusta dose di razionalità e sarcasmo
è possibile convertire questo “mood” superstizioso, tipico delle popolazioni
del Sud, in forza aggregante e caratterizzante, da esibire allo straniero più
scettico e freddo per regalargli una visione del mondo colorata e fiabesca. Sempre
che non rimanga vittima di una maledizione!
Marilea!
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