Si
è aperta tre giorni fa, la tanto attesa esposizione universale dedicata all’alimentazione
e alla sostenibilità e da allora non ha provocato che disastri. Che sia attribuibile ad una maledizione o no, il bilancio degli effetti Expo2015 dal primo maggio ad
oggi è il seguente: due manifestazioni d’opposizione, macchine incendiate,
vetrine distrutte, muri imbrattati, percosse, sprangate, arresti e infine una
ragazza ferita da una tegola piovuta dal cielo, nel padiglione della Turchia. Questa
idea di portare avanti un’esposizione universale, nel 2015, sembra cadere a
pezzi. In effetti: come si è potuto decidere di sperperare milioni e milioni di euro nell’allestimento
di un grande spazio dedicato all’alimentazione, mentre in metà del mondo ci si
fa ancora la guerra e si muore di fame?
Il
decumano dell’Expo è un tendone da circo che non diverte affatto. Dati alla
mano:
-
secondo il World Food Program il
13,5% della popolazione mondiale è denutrita
-
secondo la Coldiretti aumentano in
maniera esponenziale i casi di frode alimentare (offerta di prodotti adulterati, contraffatti o falsificati)
- secondo il rapportoFood Wastage
Footprint: Impacts on Natural Resources, ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non
consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il
Volga.
Ma queste sono solo alcune delle questioni allarmanti. Farne una
lista completa porterebbe al suicidio. Di sicuro questa festa delle culture e
della sana alimentazione che l’Expo2015 ha organizzato, rimane confinata negli
80.000 metri quadrati della fiera dove naturalmente solo i più forti sono
invitati (politici, grandi aziende e mafiosi...).
E se pure ci fosse stata la
possibilità di far valere le ragioni contro le incongruenze di questa farsa, se pure si fosse potuto sensibilizzare la popolazione mondiale ad una
globalizzazione diversa, meno spietata, meno illogica, l’unica opposizione che
si è venuta a creare non ha saputo che colpire con la stessa ferocia e
superficialità. Quando ho guardato in tv il corteo di Black Block avanzare per
le strade di Milano e scagliarsi contro abitazioni, macchine e negozi ho avuto
l’impressione di vedere in concreto l’incedere della globalizzazione: un
uragano nero che invade tutto e tutto distrugge. E così ho odiato anche loro.
Il mondo ha fame di giustizia e equità. Non servono
esposizioni o cerimonie ma interventi.
Buon viaggio a Milano e buon Expo a tutti.
Marilea