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Il taccuino di viaggio

Creato il 17 aprile 2012 da Enricobo2

Il taccuino di viaggio.
Il viaggio ha molte componenti. C'è il momento della preparazione, con l'assunzione di informazioni e la preparazione psicologica a quando si vuole o si spera di vivere. Un modo di accostarsi all'esperienza che spesso è fondamentale per condizionarne la riuscita, con la costruzione di aspettative e la formazione del corretto background necessario a poter "vedere" veramente quello che ci passerà davanti agli occhi e per poter tentare davvero di comprenderlo, cosa spesso molto difficile, condizionati come siamo dalla nostra particolare esperienza spesso gonfia di preconcetto. C'è poi la fase dello sviluppo vero e proprio in cui il nostro progetto trova attuazione, con i suoi giusti momenti di tensione e rilassamento, con i suoi auspicabili imprevisti appaiati alle conferme delle aspettative create, aspetti entrambi indispensabili a creare il giusto mix di piacevole scoperta. Infine deve esserci il momento della riflessione, in cui tutte le informazioni sensoriali acquisite, unite alle sfumature psicologiche ed alle sensazioni mentali godute, si devono sedimentare, essere metabolizzate, comprese e diventare parte integrante di noi stessi, compiendo quella funzione di arricchimento che sarà il premio della nostra fatica/piacere. 
Molti sono gli strumenti che aiutano questi processi, oggi più che mai l'utilizzo della rete che ha reso facile e molto divertente tutto questo, assieme a tutti gli strumenti esistenti per catturare suoni ed immagini e portarceli con noi in maniera più oggettiva e sicura di quanto non permettano le nostre labili sensorialità, consentendoci anzi, di lasciare loro più spazio nel cogliere sensazioni e sfumature emozionali che forse sfuggono più facilmente quando si è più concentrati a vedere e sentire le cose. Un tempo i viaggiatori avevano con se una matita ed un piccolo album su cui fissare scorci e immagini, per catturare in qualche modo la bellezza che li stordiva e portarla con sé. Io ho l'abitudine di avere con me un calepino, un piccolo taccuino di viaggio su cui appuntare dati, momenti, ricordi, fatti ed emozioni perché al termine del percorso, possa darmi la possibilità di rimetterli in fila con ordine, richiamarli alla memoria per approfondirli, sfruttarne appieno la loro avvenuta esperienza amplificandone la portata. 
Il mio è un piccolo libricino di sottile e solida carta giapponese che un amico mi ha regalato assieme ad un pennarello nero e sottile, quasi uno stilo antico, che mi da un sottile piacere solo a toccarne le pagine bianche. E' davvero una grande soddisfazione, sfogliandolo, ripercorrere il sentiero compiuto, con le sue tappe e i suoi momenti topici; riconsiderare incontri ed immagini che sono passate in un attimo e sono rimaste lì, nascoste dietro ad altre e considerate  dai meccanismi cerebrali automatici, come meno importanti; riviverle nuovamente afferrandone spesso nuove sfumature sfuggite nell'affanno del momento. Porta con sé, nella sua materialità, il senso di quanto è avvenuto. Poco importa se è ormai consunto, se i bordi dei fogli e gli angoli sono ormai arricciati da improvvidi bagni nell'acqua in cui è stato lasciato cadere, se le parole sono a volte solo più macchie di umidità e gli spigoli sbocconcellati dall'uso. 
Anzi, ogni volta che lo rigiri tra le mani, ogni occasione in cui ne apri le pagine appiccicate o quando ne scosti la sottile fettuccia rossa per portare avanti il segno della tua attenzione, il filo del ricordo, ti si riapre un mondo di sensazioni che il tempo trascorso ha arricchito e reso fruibile. E quale cumulo di emozioni quando ti torna tra le mani uno dei vecchi taccuini del passato. Quasi un pescare tra i momenti trascorsi, rimestare il proprio vissuto accarezzandone le sfumature dimenticate, i ricordi che si sono trasformati inconsciamente nei mattoni della tua complessità. Poi lo riponi, con cura, per consegnarlo ad un altro tempo, quando, ripreso saprà ancora darti nuovi sapori e profumi, come quei vini sapientemente affinati che ad ogni piccola scossa tra le pareti di un bicchiere di puro cristallo, sprigionano un nuovo ammaliante e ancora sconosciuto bouquet. 
Notazione per l'amico Leo, ne avrei bisogno di uno nuovo.
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