Nelle pagine quasi illeggibili dei miei documenti antichi sottratti all’oblio dei sottoscala i difficili testi mi cantano di sogni infine ritrovati, di segni redenti dall’ovvietà del passato quotidiano che berrò come un assetato senza nulla chiedermi…
Il fascicolo contiene registri e fogli raccolti dentro cartellette vecchissime, copertine cadenti, documenti ingialliti e scrittura marroncina, a tratti sbiadita; una scrittura che cambia negli anni, il corpo della scrittura che è scrittura del corpo: una macchina del tempo che ci viaggia, ci prosciuga…
Che cresce su sé stessa per contagio di suoni, di segni e di sensi… Negandosi a una lettura univoca, questa creatura elusiva mi invita dunque nel suo elemento liquido, come ad un bagno lustrale. Per fuoriuscirne, per farsi nuova, deve consumarsi al suo fuoco vivo, accartocciarsi nel suo ritrovato dinamismo come in un limite invalicabile; come un “prigioniero che fuggendo non riesca a raggiungere che la propria fuga” (Antonio Pane).
Queste antiche scritture, pur partendo dal “qui ed ora” spesso rifiutano la lingua e il luogo di residenza, avendo come allegorici riferimenti non luoghi e atopie come la biblioteca di Babele o la mappa di isole misteriose… si collocano in tal senso su enigmatiche pagine a rilievo.
Sono ormai entrato nel regno dei racconti favolosi e questi documenti gialli, pieni di macchie scure e di scritture di non facile lettura, raccontano le gesta dei nostri avi in quel modesto paesino di 500 anime dove tutto veniva registrato con un piccolo pennino sulla carta pecora da un solerte avvocato agli ordini di un sindaco che firmava con la croce…
Ogni dieci anni, nel nostro speciale comune di Rocchetta Cairo, veniva messo all’asta il taglio degli alberi alla Brinenga, zona boscosa, assai produttiva, che si trova nel territorio di Cairo Montenotte e alla cui comunità veniva pagato un affitto di lire 26 e soldi 19, “come da quittanza del 20 dicembre 1798”, stando alla scrittura trovata nei semplici documenti in mio possesso. Per essere più preciso cito il frammento trovato in uno dei registri di metà ottocento:
14 luglio 1867, “Il Bosco Brinenga pervenne a questo Comune dopo lungo litigio con quelli di Cairo Montenotte, al momento appartiene in godimento al Comune di Rocchetta Cairo…”
E ancora trovo in un’altra pagina ingiallita alcune righe di cui chiedo la trascrizione all’amico Mauro Risani, il quale in breve tempo mi manda il risultato:
… “Erasi messo al pubblico incanto il bosco della Brunenga di questa comunita’ per nectarlo e fare da buon padre di famiglia per anni dieci, nel qual bosco si sono conferite cinque giornate per pullire gli insorti onde Gioan Andrea Chinello vi levò’ la mezza sesta ed ora è restato d.o (“detto”) bosco a Carlo Benento percio’ io Pisano intendo che mi siano pagate le d.e (“dette”) giornate. Il deliberamento e’ seguito alli 19 di giugno di questo anno e il 20 sono andato con altri a nectare gli insorti. Il secondo deliberamento fu alli 28”.