Giovanni Allevi nel suo libro La musica nella testa scrive: “Sono le persone, che con la loro presenza emotiva, rendono viva la musica, realizzando quella che considero la mia “rivoluzione copernicana”, cioè lo spostamento dell’attenzione dall’oggetto musicale al soggetto che lo percepisce. Ogni individuo è unico e irripetibile, e vive le mie note in maniera personale, ma ognuno collabora alla realizzazione dell’opera d’arte e per questo motivo merita tutta la mia riconoscenza”.
Allevi usa la Musica per scardinare tutti i pregiudizi sul talento e sulla creatività, fornendo uno straordinario esempio di percezione virtuosa. La straordinaria capacità di visualizzare la composizione nel proprio cervello e di memorizzarla fino al suo compimento senza alcuna traduzione o partitura sulla carta, indica la potenza dell’immaginazione e il rigore implacabile della fantasia che sgorga e si materializza nei momenti meno prevedibili. Allevi spiega quanto sia importante rimanere in ascolto di sé, e chiarisce quanto l’artista sia uno strumento nelle mani della creazione (e nel suo caso del pianoforte). Uno dei passaggi più affascinanti del libro spiega peraltro quanto sia importante la capacità dell’artista di essere in sintonia con il mondo esterno: quando in un concerto all’aperto una cicala si intromette nella produzione della sua musica, Allevi tenta con lei un dialogo impossibile, seguendone il ritmo e rispettandone la presenza. Un insegnamento che viene poi chiarito quando a sorpresa anche lui scommette sull’avvento di un nuovo Rinascimento. “Se da una parte la rottura delle certezze ha creato sgomento e senso di insicurezza, dall’altra ecco farsi strada, nei ragazzi, la rinascimentale sfida a essere di nuovo artefici del proprio destino”.
“Mi chiedo a questo punto cosa sia il mondo, se non la conseguenza e la proiezione di un sogno, di un disegno ideale, di una visione concepita nel nostro intimo. Non un limite, davanti a me, oggettivamente insormontabile, ma lo scenario in cui l’ideale progressivamente si incarna, per me la Musica, ma per chiunque altro il progetto realizzato della propria aspirazione, la massima espressione della propria natura. Un Nuovo Rinascimento è alle porte. Proprio in un’epoca buia, fatta di meccanismi inceppati, di sistemi saturi e non più sicuri, siamo costretti a tornare alla sorgente del nostro agire: la spinta ideale, il sogno, la visione, per prendere di nuovo in mano le redini del nostro destino, metterci in gioco e vedere il disegno realizzarsi, qualunque esso sia, poco per volta. L’esistenza di trasforma in un’avventura e ciò che si costruisce cresce, anche se di un solo millimetro all’anno. Tornano a far parte di noi l’entusiasmo, l’ebbrezza della sfida agli impedimenti reali, la relatività della ricchezza materiale e la scoperta del genio, un concetto che sembrava relegato a un passato remoto. A intuire tutto ciò in maniera forse inconsapevole, ma per questo autentica, sono le nuove generazioni. I ragazzi, soprattutto europei, oggi vivono il crollo della società dell’immagine, sperimentando sulla propria pelle tutta l’inconsistenza del suo abbaglio e ritrovandosi ingolfati in un mondo vecchio e saturo ricominciano a desiderare di volare alto, di incontrarsi senza barriere o filtri, di esprimere il proprio universo emotivo e creativo da contrapporre alla desolazione esterna. Basta saperli ascoltare, facendo tesoro dell’ingenuo candore non ancora minacciato dall’inevitabile disincanto dell’età adulta, per fare un bagno nella loro smisurata creatività, nell’ingegno poetico dei loro pensieri, nella voglia di una vita autentica all’insegna dell’unica verità: l’emozione. Le nuove generazioni trascineranno il mondo verso un Nuovo Rinascimento.”
Queste parole sono tratte dal capitolo finale de La musica in testa di Giovanni Allevi.