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Il talento di una donna inglese e il profumo del Caramello.

Creato il 29 novembre 1999 da Missbailing
Irina Palm di Sam Garbarski (in concorso al 57° Festival di Berlino) è una favola dolce-amara e spesso buffa, in cui si sorride e ci si commuove davanti alla grazia e alla dignità di Maggie (in arte Irina Palm), una goffa e timida donna di mezz’età che scende a compromessi senza perdere il sorriso, per amore di un nipotino malato.
Non c’è nulla di sordido benché il tema sia scabroso: la nonna, che si autodefinisce una "carampana" ma che guadagna 800 sterline a settimana in un locale a luci rosse, facendo la hostess (che naturalmente è un eufemismo) e portandosi il grembiule e il thermos da casa, ha tutta la nostra simpatia.
E la tenera e delicata storia d’amore che nasce tra lei e il Signor Miki ci fa trepidare e ben sperare per tutta la durata del film e tirare un sospiro di sollievo nel finale.
Quelli sordidi (e vigliacchi) sono semmai gli altri: il figlio insensibile e bigotto, e le amiche di Maggie maligne, conformiste e moraliste.

Il talento di una donna inglese e il profumo del Caramello.
Altrettanto bello è Caramel di Nadine Labaki (premio della giuria 60° Festival di Cannes) un film di donne e sulle donne intenso e a tratti commovente.
Una riflessione lieve e garbata, a volte amara e a volte faceta, sull’amore e sulla solitudine, sulle aspettative, i sogni e le rinunce.
Quattro donne: una non accetta di invecchiare, anche a costo di rendersi ridicola agli occhi degli altri; una ama in silenzio altre donne, nel suo modo impalpabile fatto di sguardi, sorrisi e timidi gesti, trovando comunque una sorta di felicità nelle piccole cose; una è promessa sposa non più vergine che sceglie una menzogna a fin di bene.

Il talento di una donna inglese e il profumo del Caramello.
La protagonista infine ha una triste e squallida storia con un uomo sposato: una specie di spettro insulso che si materializza solo nel suono del clacson o del cellulare, un fantasma egoista e vigliacco che si fa vivo solo quando gli fa comodo (ben riuscito l’espediente della regista di non farcelo mai vedere in viso).
Ma la bella Layale è ossessionata dal suo infelice amore, ed arriva al punto di trovare un espediente per conoscere Christine (Lei, la moglie) e per entrare nella casa di Lui (così magari potrà farsi ancora più male immaginandoselo felice e contento tra le quattro mura domestiche, con l’amata prole) ma il dialogo casuale tra le due donne, benché doloroso come una pugnalata ("a mio marito non manca nulla per essere felice" dice la moglie cieca e contenta) è pure illuminante.
E così Layale si decide a voltare pagina e l’antico amante, agli occhi delle quattro amiche complici e spietate, appare infine per quello che è: un essere ridicolo.
Sullo sfondo una quinta storia di solitudine, vecchiaia e sacrifici ma anche di grande tenerezza: quella della vecchia sarta Rose, del suo distinto spasimante americano e di sua sorella Lili, malata di mente che però a volte sembra la più saggia di tutte.

Il talento di una donna inglese e il profumo del Caramello.


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