Sono sempre di più gli indizi che fanno pensare alla opportunità di porre il 2 dicembre come festa nazionale di questa nostra città. Il 2 dicembre 2014 infatti (ve lo ricordate? Sembra passato un secolo, mica due settimane) deflagrò il caso Mafia Capitale e nulla fu come prima. O almeno speriamo. Per intanto dobbiamo registrare un cambio di, diciamo così, prospettiva per quanto riguarda il TAR. Il Tribunale Amministrativo Regionale sembra, d'incanto, di aver smesso di bloccare progetti, tutelare interessi privati, umiliare i tentativi di riformismo da parte delle amministrazioni pubbliche. Per miracolo nel giro di un paio di giorni il TAR del Lazio ha:
- negato la sospensiva che le ditte cartellonare romane avevano chiesto rispetto all'approvazione del nuovo Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari.
- rigettato il ricorso degli urtisti che non volevano essere spostati dai monumenti benché questo fosse chiesto da tutte le istituzioni del paese- negato la sospensiva, rimandando al merito per giugno 2015, per il mercatino della Befana di Piazza Navona che così, definitivamente, non si terrà
- rigettato il ricorso di chi voleva bloccare la costruzione del parcheggio di Via Giulia
Così non solo si può andare avanti a riformare la città, ma si fiacca anche la verve di chi si credeva padrone di Roma e sta scoprendo di non esserlo. Un risultato eccellente forse impossibile prima del 2 dicembre. Un risultato che però bisognerebbe avere la possibilità e il coraggio di cavalcare. Mettere in filiara con una narrazione del cambiamento radicale di una città altrimenti spacciata. E poi, oltre a raccontare, rilanciare. La sintonia tra le deduzioni e le interpretazioni della giustizia amministrativa con la visione di una città diversa va sfruttata gettando il cuore oltre l'ostacolo. Su altre partite.
Quella delle bancarelle ad esempio. Una volta sistemati camion-bar e urtisti, si passi alle bancarelle, quelle mostruose che rendono infrequentabili strade, piazze, consolari. Quelle che umiliano con lo stesso principio Tuscolana o Cola di Rienzo. Sono concessioni, sono concessioni su suolo pubblico. Sono eterne? No. Devono essere rinnovate automaticamente? Ma perché mai! Si possono far scadere? Si deve farlo e il sindaco ha fatto pure una mezza promessa in merito. Si proceda: se non ora quando?
E, ad esempio, le concessioni balneari? Non si potrebbe fare la stessa cosa? Si ha paura dei ricorsi al TAR, ma ora c'è a quanto pare da avere meno paura. Dunque si affondi il coltello nei settori da cui si è partiti e poi si vada sui altri settori. con la massima decisione. Mai come ora si sono verificate le condizioni favorevoli per sovvertire e annullare quella ragnatela di malaffare, malavita e malgoverno che ha asfissiato la città per quarant'anni. Mai come ora si può smontare il muro di gomma di diritti acquisiti che strozza l'economia della capitale del paese. Tolta questa cappa, Roma ha le più grandi potenzialità di crescita economica e sociale d'Europa. Ora è il momento di non avere paura perché, per la primissima volta, i malvagi sono deboli. Gli invincibili, come scrive oggi il Corriere della Sera, sono solo ex-invincibili.